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Prosegue il nostro approfondimento sulle grandi opere infrastrutturali.  Dopo il primo articolo del 5 febbraio, dal titolo "Il ponte, stretto tra Scilla e Cariddi", ritorniamo a parlare di questo controverso e costoso progetto.

Il primo tentativo di un collegamento fra Sicilia e Continente è narrato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (o secondo altre fonti dallo storico Strabone). Un ponte fatto di barche e botti fu ordinato dal console Lucio Cecilio Metello nel 250 a.C. per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti da guerra catturati dai legionari romani ai cartaginesi,  durante la prima guerra punica.

Questo collegamento, per quanto provvisorio e precario, è rimasto l’unico realizzato fino ad oggi, nonostante si siano susseguiti nel corso di centinaia d'anni molti studi sull'argomento. Dopo tantissime vicissitudini e tra molte polemiche il Governo Meloni ha rilanciato il progetto.

Come è successo per le opere riguardanti le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 (vd articolo "Su e giù per le valli olimpiche alla ricerca della sostenibilità" 18.03.2024), anche in questo caso sono emersi numerosi pareri contrapposti. Se ne dà conto nell'allegato come pure, per grandi linee, il percorso fin qui intrapreso: le caratteristiche dell'infrastruttura, una descrizione dei costi e benefici, il parere del Comitato scientifico, i passaggi più recenti che hanno caratterizzato le azioni della Società "Stretto di Messina".

Due, in particolare, gli aspetti evidenziati nelle conclusioni:

  • il primo, riguarda il basso livello di informazione e partecipazione dei cittadini e dei loro rappresentanti istituzionali locali sul progetto. Al di là delle posizioni a favore o contro, è indubbio - come si vedrà nel corso della lettura - che si è registrato un vulnus da parte del Governo nel coinvolgimento dei territori interessati. Basta leggere le testimonianze dei Sindaci delle Città Metropolitane di Messina e di Reggio Calabria. Al contrario, approfondire i temi della partecipazione civica negli interventi che incidono sul territorio sia nella fase precedente che quella realizzativa dell’opera, dovrebbe essere un passaggio obbligato nella realizzazione delle grandi opere, non solo quelle contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza;
  • il secondo aspetto, collegato alla notizia di questi giorni che vede il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica richiedere, alla Società Stretto di Messina SpA, 239 integrazioni nell'ambito della valutazione del progetto, anziché suscitare una maggiore attenzione circa la reale opportunità e fattibilità dell'opera, ha reso ancor più reattivi i sostenitori del "Ponte a tutti i costi", convinti che le resistenze sociali alle "infrastrutture strategiche siano il frutto di un radicato antindustrialismo della cultura politica italiana, oggi mascherato da presunte ideologie ecologiste". Questi atteggiamenti, più volte richiamati anche dai negazionisti dei cambiamenti climatici tra i partiti che compongono la maggioranza di Governo, si stanno diffondendo. Si sta, in sostanza, facendo strada un sorta di "livore linguistico" con l'intento di screditare chi presta attenzione alle tematiche sociali o utilizza un linguaggio inclusivo fino a ridicolizzare chi si batte per queste cause, etichettandolo come "progressista fondamentalista".

L'Italia, al contrario,  avrebbe bisogno di affrontare le proprie priorità e concentrare risorse e impegno per raggiungere i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell'Agenda ONU 2030, obiettivi che appaiono sempre più lontani.

 Link: Ponte_sullo_Stretto_di_Messina_-_Moriondo_21042024.pdf

* Foto di Quang Tri NGUYEN su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo