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FOTO GAETANO SATERIALE PRESIDENTEdi Gaetano Sateriale

Su Il Riformista del 28 settembre c’è una bella intervista a Gianni Cuperlo, storico e autorevole dirigente PD, dal titolo: “Non basta cambiare segretario, il PD va rifondato”. Io ho partecipato nel 2007 a Mirafiori alla nascita del PD (in qualche cassetto, a casa, devo avere la tessera di “fondatore”, non più, da qualche anno, quella di iscritto). E ho sinceramente creduto alla necessità di fondere la parte più riformista degli ex comunisti con la parte più socialmente sensibile degli ex democristiani per costituire un grande e nuovo soggetto politico di centro sinistra: attento ai bisogni sociali e preparato a governare le istituzioni locali e centrali. Da qualche tempo, non da lunedì scorso, penso che quel progetto sia sostanzialmente fallito: che si sia perso per strada il meglio delle due componenti cultural-politiche iniziali. Per lasciar spazio nei fatti a burocrazie autorappresentative (sia nazionali che locali) senza un minimo di formazione e di curriculum professionale, attente esclusivamente al loro proprio destino personale non a quello del Paese. Incapaci di avere relazioni con il corpo sociale e incapaci anche di gestire il potere che avevano conquistato. Anche Cuperlo dice, correttamente, che i mali del PD sono di lunga data e non ascrivibili alla sola segreteria Letta. Se le cose stanno così (come credo davvero, purtroppo), ha ragione Cuperlo non basta eleggere un nuovo segretario (o una nuova segretaria) e sostenerlo/a fino alle prossime “idi di marzo”. E allora? cosa bisogna fare? Una vera e propria rifondazione, dice Cuperlo: “il risultato di un confronto esplicito tra idee alternative, con un pluralismo fondato… su programmi”. Personalmente sono d’accordo, ma temo che sarà molto difficile riuscirci. Perché l’attuale PD è un sistema feudale in cui i signorotti nazionali (i capi corrente) e locali (i portavoce dei medesimi) non hanno nessuna intenzione di rinunciare alla loro rendita di posizione e preferiscono continuare la competizione fra loro e non con le altre forze politiche, in attesa del giorno in cui il nuovo re o la nuova regina sarà costretto/a a dimettersi. E allora? La prima cosa da fare secondo me non è partire dal PD ma dalla “società civile”, dalle sue tante forme organizzate che, in questi anni, hanno tentato di colmare il vuoto della rappresentanza politica nelle città e nei territori. Un lavoro di ricostituzione dei fili di una rappresentanza sociale ampia che parta dal basso. Un progetto di nuova aggregazione, non solo di nuova “rifondazione” dei professionisti della politica. Promuovendo il protagonismo giovanile e non quello senile. Per fare un esempio locale concreto e comprensibile: una lista larga (in cui confluiscono partiti e partitini che ci credono) con un candidato sindaco giovane, non tante sigle di partiti di centro sinistra con tanti candidati meno giovani, altrimenti vincono gli altri.

Se questa nuova aggregazione politica deve ripartire dai bisogni sociali (vecchi e nuovi) rimasti in questi anni senza risposta, ci dovrebbe essere un ruolo attivo (se non protagonista) dei corpi sociali intermedi: imprese e sindacati per dirla in fretta. Al momento questo ruolo attivo non si vede: entrambi (imprese e sindacati) preferiscono la difesa dei propri obiettivi diretti piuttosto che non ambire a una rappresentanza più larga dei bisogni del Paese. Non è stato così in altri passaggi critici del ‘900. Speriamo non sia così nemmeno d’ora in avanti: di fronte alla più grave crisi (sociale, economica, ambientale, bellica, politica, istituzionale) dal secondo dopoguerra.

La situazione è molto critica e paradossale insieme. Si dovrebbe pensare che se le forse sociali e politiche di centro sinistra hanno perso la loro bussola di orientamento ciò è dovuto al fatto che l’attualità è tanto complessa che si fatica a disegnare gli orientamenti strategici e le politiche da adottare. E invece no, il contrario! Tutto quello che dovrebbe essere una politica di sinistra che tiene unito benessere sociale, riduzione delle diseguaglianze e benessere (ecologico e climatico) del pianeta è già tutta scritta nell’Agenda ONU 2030, per uno sviluppo sostenibile e nelle encicliche di Papa Francesco “Laudato si’” e “Fratelli tutti”: leggere per credere! Certo, se le burocrazie di partito e le rappresentanze sociali sono distratte dal loro quotidiano le cose si complicano ulteriormente e anche la rifondazione si fa più illusoria. La speranza è l’ultima a morire, ma certo non gode di buona salute.