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logo biennale di veneziaSi è aperta il 22 maggio la XVII edizione della Biennale di Architettura di Venezia, con una mostra che mette al centro non solo le tendenze dell’architettura, ma anche quelle della scienza, delle arti, dell’innovazione ed in generale della ricerca di un modello umano da ridefinire.

Tema di questa Biennale Architettura è il suo titolo che è allo stesso tempo un titolo e una domanda aperta.

HOW: come, parla di approcci pratici e soluzioni concrete, sottolineando l’importanza del problem solving nel pensiero architettonico.

WILL: esprime il tempo futuro e segnala uno sguardo rivolto al futuro ma anche la ricerca di visione e determinazione, attingendo alla forza dell’immaginario architettonico.

WE: è la prima persona plurale e quindi inclusiva di altri popoli, di altre specie, che fa appello a una comprensione più empatica dell’architettura.

LIVE: significa non semplicemente esistere ma prosperare, fiorire, abitare ed esprimere la vita, attingendo all’intrinseco ottimismo dell’architettura.

TOGETHER: implica collettivi, spazi comuni, valori universali, evidenziando l’architettura come forma collettiva e forma di espressione collettiva.

?: Indica una domanda aperta, non retorica, che cerca (molte) risposte, che celebra la pluralità dei valori in e attraverso l’architettura.

"Poniamo questa domanda agli architetti - ha scritto Hashim Sarkis, Curatore della 17. Mostra Internazionale di Architettura - perché crediamo che abbiano la capacità di dare risposte più stimolanti di quelle che la politica ha finora offerto in gran parte del mondo. La poniamo agli architetti perché noi, come architetti, ci preoccupiamo di dare forma agli spazi in cui le persone vivono insieme e perché spesso immaginiamo questi ambienti in modo diverso dalle norme sociali che li dettano". L’architetto Sarkis dal 2015 è Preside della School of Architecture and Planning al Massachusetts Institute of Technology (MIT).

L’Architettura, al pari delle altre espressioni artistiche, trova la sua ragion d’essere proprio nel profondo legame che ha con la vita e con la società, quando attraverso la sintesi creativa è capace di rappresentare tutti gli aspetti del vivere umano. 

In un contesto di divisioni politiche acutizzate e disuguaglianze economiche crescenti, chiediamo agli architetti di immaginare spazi in cui possiamo vivere generosamente insieme:

· insieme come esseri umani che, nonostante l’individualità crescente, desiderano ardentemente connettersi tra loro e con altre specie attraverso lo spazio digitale e reale;
· insieme come nuovi nuclei familiari alla ricerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi;
· insieme come comunità emergenti che reclamano equità, inclusione e identità spaziale;
· insieme oltre i confini politici per immaginare nuove geografie di associazione;
· insieme come pianeta che sta affrontando crisi che esigono un’azione globale affinché tutti noi continuiamo a vivere.

È senz’altro una questione tanto sociale e politica quanto spaziale. In tempi più recenti, con la rapida trasformazione delle norme sociali, la polarizzazione politica tra sinistra e destra, il cambiamento climatico e il crescente divario tra lavoro e capitale, la domanda posta nel tiolo della Biennale, diventa ancora più urgente e rilevante, e su scala diversa rispetto al passato. Parallelamente, la debolezza dei modelli politici proposti oggi ci costringe a mettere lo spazio al primo posto e, forse come Aristotele, a guardare al modo in cui l’architettura plasma l’abitazione per immaginare potenziali modelli di come potremmo vivere insieme all'interno delle città.

Questo percorso, che incrocia diverse discipline e tenta di dare una risposta nuova alle sfide del nostro tempo, è particolarmente evidente nel Padiglione Italia. Curato da Alessandro Melis e Telmo Pievani, la sezione dedicata al nostro Paese muove dall’idea di mostrare la reazione delle comunità “resilienti” di fronte ad una delle grandi sfide del nostro tempo: i cambiamenti climatici. 

Non è un caso che ad aprire il Padiglione ci sia un grande pannello dedicato a Copernicus. Le immagini del Programma europeo di osservazione della terra sono oggi un’opera lunga dieci metri per tre dal titolo “dataframes – viaggio attraverso i dati globali”. Un’opera che introduce i visitatori all’interno dei percorso nel quale vengono messi in luce gli effetti dei cambiamenti climatici, ma mostrate anche le risposte resilienti del nostro mondo. L’opera è nata da un lavoro a più mani sviluppato da un team di architetti e dal Centro ricerche CIRTA dello Iuss di Pavia: quindici sfere colorate su sfondo nero raccontano in che modo gli eventi estremi, la desertificazione, la crisi idrica e il degrado ambientale stiano producendo cambiamenti nel nostro mondo.

Le immagini del satellite Sentinel 2 mostrano, ad esempio, gli oltre 43 mila ettari di superficie forestale andata distrutta nell’ottobre del 2018 a causa della tempesta Vaia, quando l’Italia nord-orientale venne colpita da venti fino a 200 km all’ora.  Il pannello racconta anche la deforestazione provocata dalle mani dell’uomo: le immagini satellitari mostrano il disboscamento che avviene nell’isola di Borneo a Kalimatan per estrarre l’olio di palma. Si vede la perdita di biodiversità e della copertura forestale in “Forest loss e biodiversity”, una mappa che suddivide il globo terrestre in cluster della dimensione di 110 km x 110 km. Altre immagini portano dentro la frammentazione territoriale, la gestione globale dell’acqua e del cibo, la crescita urbana senza precedenti, le emissioni di CO2. I satelliti documentano uno dei drammi del nostro tempo, quello dei profughi scappati dalla Siria: l’immagine acquisita da satellite nel dicembre 2020 mostra l’enorme campo profughi di Zaatari, che oggi ospita 78 mila rifugiati siriani.

Un percorso nuovo e dinamico quello di Venezia, per dare corpo e immagine ad una della sfide più grandi per l’architettura: interpretare il ripensamento radicale della convivenza umana.

Per la Redazione - Serena Moriondo