Il 12 ottobre è stata presentata la II edizione del Report “Decarbonizzare le costruzioni: la nuova sfida del settore edilizio” di Legambiente e Kyoto Club. Il Report contiene la situazione normativa e le buone pratiche in Italia e all’estero su questo tema. La decarbonizzazione del settore dell’edilizia è, infatti, un aspetto cruciale per raggiungere gli obiettivi stabiliti con gli Accordi di Parigi nel 2015, mantenere l’innalzamento medio della temperatura globale sotto gli 1,5 °C, e quelli previsti dal Green Deal europeo che prevedono il taglio delle emissioni climalteranti del 55% entro il 2030 fino al loro azzeramento entro il 2050.
Ma quando si parla di emissioni di CO2 in edilizia, il riferimento principale è a quelle derivanti dall’utilizzo degli edifici (siano essi residenziali, commerciali o per uffici) e raramente si menziona il concetto di carbonio incorporato (embodied carbon) che include le emissioni derivanti dall’origine dei materiali da costruzione, il loro trasporto e le fasi di gestione del cantiere.
Oltre il 50% delle emissioni globali di carbonio delle costruzioni tra 2020-2050 sarà dovuto alle fasi di trasporto dei materiali e di cantiere. Ristrutturarli, anziché edificarne di nuovi, fa risparmiare fino al 75% di CO2
Per questo il dossier - che spiega l'importanza di ripensare il settore dell’edilizia, meno impattante dal punto di vista ambientale, di consumo di suolo e di materiali - fa proprio il punto su questo aspetto riportando dati e studi internazionali, nuovi regolamenti e norme, aggiornando le migliori pratiche sulle innovazioni nel settore dei materiali e sulle emissioni di carbonio incorporato.
Tra le buone pratiche evidenziate nel Report: il Regolamento Edilizio approvato dal Comune di Modena che stabilisce 5 principi dell’economia circolare e i progetti sul recupero degli edifici storici con materiali locali e riciclati mappati in tutta Italia. Buone pratiche che dimostrano l’attivazione dei territori a fronte di uno stallo normativo dell’Italia, a differenza di altri Paesi europei come la Francia, Danimarca, Norvegia e Svezia.
Sono, inoltre, numerosi gli esempi di recupero degli edifici storici, utilizzando materiali locali e riciclati, che abbassano le emissioni durante l’uso dell’edificio grazie alle rinnovabili e all’isolamento. A Milano, tra i tanti mappati, da citare il recupero del complesso storico di via Pirelli 35: in cui si è riutilizzato le strutture in calcestruzzo esistenti e si è ridotto i consumi energetici grazie al corretto controllo dell’apporto solare con una produzione di oltre 300.000 kWh/anno. A Torino il "Centro Paideia", ideato all’insegna della sostenibilità con l’integrazione tra la parte preesistente e storica con la nuova realizzazione, che si è avvalsa di materiali locali e con elevato contenuto di riciclato; e per i consumi energetici sono state installate sonde geotermiche e un impianto fotovoltaico, mentre la risorsa idrica è salvaguardata grazie al recupero e riutilizzo delle acque piovane. A Cesena la progettazione dell’edificio “La Fiorita”, realizzato demolendo un edificio esistente con una ricostruzione a parità di sedime e volume, contenendo le spese energetiche e usando materiali innovativi e sostenibili tra cui il legno strutturale. E ancora in provincia di Trento, l’Ospedale San Giovanni di Mezzolombardo, progettato con attenzione al risparmio energetico e ai materiali e prodotti utilizzati.
Tra gli esempi che vengono proposti all'estero, spicca Oslo, in Norvegia, in cui è stato inaugurato nel settembre 2019 il primo cantiere al mondo ad emissioni zero in cui ogni macchinario è alimentato elettricamente, eliminando efficacemente inquinamento, con circa 93 tonnellate di CO2 evitate, e rumore. Un progetto pilota che altre sei città in Norvegia hanno annunciato di voler replicare. A Londra, la pianificazione dell’hotel “room2 Chiswick” ha previsto zero emissioni nette derivanti dalla costruzione, dal funzionamento e dall’eventuale decostruzione dell’edificio. Per la parte di emissioni ritenute inevitabili, l’impatto ambientale è compensato con la riforestazione di alcune aree in Nicaragua. Sempre nel Regno Unito, a Bristol, dove l’amministrazione locale obbliga i costruttori a vendere almeno il 30% delle nuove costruzioni a prezzi accessibili, l’azienda Boklok ha elevato questa percentuale al 46% e realizza in fabbrica fino al 90% delle case.
In Europa la normativa per la valutazione dell’energia e del carbonio incorporati negli edifici è la EN 15978:2011 che indica le fasi necessarie a realizzare un edificio e suddivide gli impatti relativi ai livelli di carbonio incorporato in iniziali, ricorrenti e di fine vita, di recupero. Un altro dei punti fondamentali di intervento è la revisione del Regolamento sui Prodotti da Costruzione, che stabilisce i requisiti d’informazione obbligatoria sulle emissioni incorporate nei materiali da costruzione: una prima discussione, al riguardo, si è tenuta il 15 giugno scorso. Obiettivo principale è realizzare un mercato unico ed efficiente per i materiali da costruzione e contribuire alla transizione verde e digitale. Molto si sta già facendo a livello di singoli Stati, ad esempio in Francia, dove la normativa richiede che tutti i nuovi edifici pubblici siano costruiti con almeno il 50% di legno o altri materiali naturali a base biologica realizzata con materia da organismi viventi come canapa e paglia, o nei Paesi Bassi, dove dal 2013 è in vigore un Decreto che richiede il calcolo delle emissioni climalteranti, incluso il carbonio incorporato, per tutti i nuovi edifici residenziali e gli uffici di oltre 100 metri quadri. In Italia, da alcuni anni, sono stati introdotti i Criteri Ambientali Minimi obbligatori in diversi ambiti, compreso quello delle costruzioni edili: un riferimento importante per contribuire alla decarbonizzazione del settore e a una maggiore trasparenza sui dati e sulla provenienza dei materiali che, però, al momento interessa solo i cantieri pubblici. A Bologna hanno stabilito incentivi per la sostenibilità degli interventi edilizi e fissato livelli prestazionali migliorativi: con un rapporto di almeno il 15% tra il volume di inerti provenienti da impianti di recupero (o di riutilizzo in sito) e il volume totale degli inerti, si ottiene un ampliamento del 10% del volume utile; con un rapporto che supera il 35% si può ottenere un ampliamento del 20% del volume totale. A Prato il Regolamento edilizio prevede l’erogazione di incentivi, con un sistema a punteggio in base alla quantità impiegata di materiali riciclati e/o di recupero, per diminuire il consumo di risorse naturali.
Come abbiamo visto dai numerosi esempi riportati, in Italia pur in presenza di una disponibilità da parte di alcune amministrazioni locali manca una normativa sul carbonio incorporato per tutti gli edifici, mentre la richiesta di materiali da costruzione ha pesanti impatti ambientali e paesaggistici (vd. il Rapporto Cave 2021 di Legambiente).Da qui la richiesta che le due Associazioni fanno al Governo di agire con atti e indirizzi concreti, stabilendo obiettivi e standard minimi tramite norme e leggi, seguendo il percorso avviato a livello europeo.
“Il Governo – afferma Gabriele Nanni, ufficio scientifico di Legambiente – deve agire stabilendo da subito l’obiettivo finale di arrivare al 2040 con tutti i nuovi edifici e quelli ristrutturati, pubblici e privati, per i quali le emissioni climalteranti, calcolate nell’intero ciclo di vita, devono essere inferiori del 60% rispetto ai valori medi attuali. Al tempo stesso il 100% dei rifiuti dovrà essere avviato a processi di riciclo, recupero e riuso. Il percorso, come sta avvenendo in Francia e nei Paesi scandinavi, dovrà prevedere anche delle tappe intermedie, con limiti di emissioni globali degli edifici inferiori del 30% al 2030 e del 45% al 2035, in modo da verificare i progressi dei settori industriali coinvolti e l’efficacia delle azioni; acceleri anche sulla riqualificazione degli edifici introducendo normative e parametri sempre più stringenti, pensando alle diverse opzioni, simulando la selezione di materiali, geometrie, impiantistica, sempre nell’ottica della sostenibilità, sia in fase di realizzazione sia in quella operativa”.
“Le tecnologie alternative al gas e alle altre fonti fossili per decarbonizzare i nostri riscaldamenti, come le pompe di calore – aggiunge Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto Club – sono centrali nella transizione globale verso la neutralità climatica. È necessario che vi sia un maggiore sostegno politico e finanziario da parte dei governi nel supportare le famiglie nel superare i costi iniziali più elevati delle pompe di calore e delle altre tecnologie pulite rispetto alle alternative fossili. In molti Paesi sono presenti diversi sussidi economici e finanziari. È auspicabile che il Governo italiano reintroduca il sostegno economico per promuovere l’installazione di pompe di calore, pannelli fotovoltaici e altre tecnologie a zero emissioni. La nuova misura dovrà attuare una più efficiente allocazione delle risorse su interventi davvero meritevoli del sostegno pubblico, con gli obiettivi della decarbonizzazione, del risparmio energetico e del contrasto alla povertà energetica”.
Il Report approfondisce anche le aziende che stanno operando in modo innovativo nel campo dei materiali da costruzione. Per citarne alcune Fassa Bortolo srl con la linea Novantica: un sistema di prodotti ecocompatibili e naturali, a base di calce aerea e di materiali eco-pozzolanici, esenti da cemento. Altra esperienza virtuosa è quella di Mogu: protagonista assoluto dei suoi materiali è il micelio (una struttura simile a una radice di un fungo costituita da una massa di ife ramificate e filiformi), che unito ai materiali di scarto industriale come le fibre di cotone e canapa, danno come risultato materiali al 100% naturali e biodegradabili. E ancora Edizero, Ricoeso, Ricehouse. Sono solo alcune delle realtà che dimostrano come sia davvero possibile immaginare una nuova edilizia, che non sia più un pericolo per l’ambiente, per il consumo di suolo e di energia, ma che diventi una opportunità per la rigenerazione urbana e la lotta contro i cambiamenti climatici.
Per la Redazione - Serena Moriondo