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Foto plasticfoodmainIn occasione della revisione del “Packaging and packaging waste regulation”, il regolamento europeo sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio attualmente in dicussione, il movimento europeo Zero Waste Europe ha pubblicato un Rapporto  “Debunking common myths about food hygiene, food waste, and health concerns related to reusable packaging” che ci aiuta a comprendere un mondo, quello del confezionamento e degli imballaggi per alimenti e bevande, che i cittadini conoscono molto poco pur  utilizzandoli quotidianamente. 

Il documento sostiene che, da anni, l'industria interessata a tali produzioni, diffonde informazioni sbagliate sulle caratteristiche degli imballaggi in relazione, ad esempio, all'igiene alimentare, ai problemi di salute e gli sprechi alimentari. Gran parte del cibo europeo viene trasportato su lunghe distanze e le catene di approvvigionamento, in genere, coinvolgono numerosi intermediari. In queste filiere, l'imballaggio svolge un ruolo nel facilitare la lavorazione intermedia e l'eventuale vendita ai consumatori finali. Le stesse pratiche di imballaggio causano anche lo spreco di prodotti da parte di agricoltori e produttori. Esistono tuttavia opportunità per ridurre sia lo spreco alimentare che l'uso di imballaggi, modificando le pratiche di vendita al dettaglio e di imballaggio e utilizzando catene di approvvigionamento più brevi.
Si stima che, ogni anno, nell'UE-28 vengano sprecati nel settore agricolo circa nove milioni di tonnellate (o 20 kg pro capite) di cibo. Sebbene alcuni sprechi possono essere collegati a fattori naturali, gran parte del cibo sprecato dal settore agricolo è commestibile ed evitabile. 
Foto verdura imperfettaNel caso di prodotti freschi, formati e dimensioni di imballaggio predeterminati limitano i prodotti ritenuti adatti o desiderabili per i rivenditori. Nel peggiore dei casi, queste pratiche portano al rifiuto del cibo commestibile da parte dei rivenditori, generando rifiuti agricoli. Nella migliore delle ipotesi, tali pratiche creano "cosmetic hierarchies of food" cioè gerarchie basate sull'aspetto estetico del cibo che nulla hanno a che fare con la nutrizione o con il gradimento.

La scheda informativa che segue, mira a sfatare alcuni dei miti più comuni, vediamoli insieme:

  1. L'IMBALLAGGIO MONOUSO RIDUCE GLI SPRECHI ALIMENTARI - i produttori hanno spesso sostenuto che gli imballaggi monouso, piccole porzioni e confezioni di verdure aiuterebbero a ridurre gli sprechi alimentari. Mentre alcuni imballaggi possono contribuire ad aumentare la durata di conservazione dei prodotti, un recente studio dell'Unep ha evidenziato che, qualora il tipo di alimento lo consenta, gli alimenti dovrebbero essere venduti non imballati o tuttalpiù in imballaggi riutilizzabili. Non a caso, negli ultimi vent’anni, nei Paesi europei lo spreco alimentare e i rifiuti in plastica sono aumentati parallelamente. Quindi, se l'imballaggio migliora l'impronta ambientale complessiva proteggendo il cibo, l'imballaggio riutilizzabile è una soluzione preferibile al monouso. Da quando l'uso di imballaggi in plastica per alimenti è diventato comune in Europa negli anni '50, nelle famiglie dell'UE, rifiuti alimentari, plasticai e imballaggi, sono aumentati contemporaneamente negli ultimi due decenni. Il suo utilizzo finora non è riuscito a ridurre lo spreco alimentare domestico poiché alcuni comportamenti dei consumatori che comportano sprechi alimentari - come l'acquisto eccessivo, la preparazione e la conservazione del cibo -  sono indipendenti dal design dell'imballaggio. Le famiglie sono, infatti, le principali responsabili dello spreco alimentare, Tabella spreco alimentarerappresentando il 53% (47 milioni di tonnellate) di rifiuti all'anno nell'UE-28. Il costo relativamente basso del cibo in Europa, ad esempio, crea pochi incentivi economici per i consumatori a evitare gli sprechi. La tabella confronta la spesa delle famiglie per il cibo con lo spreco alimentare, indicando come viene valutato il cibo nei diversi Paesi. La spesa alimentare in Europa è particolarmente bassa in rapporto al reddito: Regno Unito, Svizzera, Irlanda e Austria spendono meno del 10% del proprio reddito in cibo. Al contrario, i primi tre Paesi che spendono di più per il cibo sono Nigeria, Kenya e Camerun, dove oltre il 45% del reddito viene speso per il cibo. In particolare, l'Africa subsahariana ha anche i livelli più bassi di spreco alimentare domestico. Il Rapporto sottolinea come lo spreco alimentare è una delle numerose inefficienze del sistema alimentare europeo. Al di là di salvaguardare le esigenze di sicurezza alimentare delle generazioni attuali e future, rimane un problema che riguarda i bisogni nutrizionali che, spesso, sono scarsamente soddisfatti dai modelli di consumo e dall'uso del suolo agricolo. Ciò è evidente in Europa dove, ad esempio, il 72% della terra utilizzata per nutrire i cittadini europei è destinato a prodotti di origine animale. Inoltre, circa la metà degli europei è in sovrappeso (uno su sei è obeso). L'uso efficiente di nutrienti e risorse, compresa la prevenzione degli sprechi, è fondamentale per lo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili. Tuttavia, in alcuni casi, l'imballaggio può effettivamente aumentare lo spreco alimentare durante la lavorazione: pratiche come rifilatura, confezioni multiple e dimensioni delle porzioni possono generare ulteriore spreco alimentare durante la produzione. Nel peggiore dei casi, l'imballaggio viene utilizzato per fuorviare i consumatori sul contenuto del prodotto, ad es. pratiche come il riempimento lento / la vendita di aria, l'aggiunta di regali e il ridimensionamento. Questi possono comportano imballaggi non necessari e possono aumentare lo spreco alimentare. ll settore della trasformazione è, dunque, il secondo maggior responsabile dello spreco alimentare nella catena di approvvigionamento (dopo le famiglie), rappresentando il 19% (17 milioni di tonnellate) del cibo sprecato ogni anno nell'UE-28. In Europa, lo spreco alimentare associato ai servizi di ristorazione settore ammonta a circa 12 milioni di tonnellate, rappresentano il 12% di tutti gli sprechi alimentari;
  2. L'IMBALLAGGIO MONOUSO PROTEGGE LA NOSTRA SALUTE - un’altra convinzione riguarda l’idea che gli imballaggi monouso proteggano la nostra salute. Al contrario, numerosi studi dimostrano che molti imballaggi monouso realizzati in plastica, carta e cartone, possono contenere centinaia di sostanze chimiche dannose o potenzialmente dannose che, a contatto con il cibo, potrebbero infettarlo e finire nel corpo del consumatore. Sono 388 le sostanze chimiche presenti nei materiali che, in accordo con la Chemicals Strategy for Sustainability dell'Unione europea, sono classificate come cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione, persistenti e bioaccumulabili e/o che alterano il sistema endocrino. La ricerca sui rischi per la salute associati ai materiali a contatto con gli alimenti rimane un'area grigia, ma i materiali permanenti (come vetro e metallo) continuano a rappresentare chiari vantaggi per l'uso con gli alimenti;
  3. Foto distributori per prodotti alimentari sfusiL'IMBALLAGGIO RIUTILIZZABILE NON È IGIENICO - il terzo esempio su cui far chiarezza riguarda la scarsa igiene degli imballaggi riutilizzabili (dove gli imballaggi sono di proprietà di un'impresa e sono inseriti in una infrastruttura logistica complessa di distribuzione, restituzione, raccolta e lavaggio) e riutilizzati (dove i consumatori portano i propri imballaggi/contenitori e li ricaricano nei negozi). Secondo il Rapporto il problema non sussiste visto che il Regolamento della Comunità Europea n.852/2004 disciplina tutti gli aspetti dell’igiene nelle industrie alimentari, imballaggi compresi. La norma sottolinea che gli imballaggi devono essere mantenuti puliti e, se necessario, disinfettati, al fine di evitare qualunque forma di contaminazione. Tra l’altro, esiste una lunga tradizione, in molte parti del mondo, legata all’utilizzo di imballaggi/contenutori riutilizzabili per trasportare latticini, carni, frutti di mare, frutta e verdura, cereali e altri alimenti;
  4. IL RICICLO RISOLVE IL PROBLEMA DEI RIFIUTI - l’ultimo esempio è legato all’idea che il riciclo può risolvere il problema dei rifiuti. Il Rapporto si sofferma sui limiti attuali degli impianti, partendo da un dato: gli attuali livelli di utilizzo delle risorse, anche spingendo sull’attività di riciclaggio, sono incompatibili con l’agenda climatica. Nella maggior parte dei casi, le infrastrutture per la gestione dei rifiuti non hanno la capacità di gestire diversi formati di imballaggio. Maggiore è il mix di materiali all'interno dell'imballaggio, minore è la qualità complessiva del materiale riciclato. Un recente studio sugli imballaggi di carta composita rivela che, in media, i compositi di carta richiedono il 40% in più di materiale per imballare la stessa quantità di prodotti. Si prevede che entro il 2025 i compositi di carta genereranno complessivamente 25 mila tonnellate di rifiuti in più. Quando si tratta di plastica, sebbene sul mercato siano disponibili in commercio circa 79 tipi di materiali plastici, solo una piccola percentuale di polimeri viene riciclata. Il riciclaggio della plastica, osserva il Report, non è una soluzione all’uso eccessivo delle risorse naturali, né una misura efficace per ridurre i rifiuti di imballaggio. Non c'è modo di realizzare un'infrastruttura di riciclaggio sufficiente a gestire il crescente input di materiale se non iniziamo effettivamente a progettare e utilizzare gli imballaggi in maniera differente.

Da non dimenticare, inoltre, che i Comuni e le amministrazioni pubbliche in generale, sono attori chiave sia nell'approvvigionamento di servizi di ristorazione di scuole, ospedali, caserme, che nella gestione dei rifiuti alimentari e di imballaggio. La spesa annua per i servizi di ristorazione per l'UE-28 è di circa 200 miliardi di euro. I servizi di ristorazione sono condivisi tra enti pubblici e ristoratori privati convenzionati, con circa il 43% dei pasti nelle strutture sanitarie e il 31% nelle scuole serviti da appaltatori. Di conseguenza, le autorità pubbliche hanno l'opportunità di influenzare i tipi e le quantità di cibo acquistato, ad esempio attraverso misure di appalti pubblici (GPP) (verdi) che promuovono rifiuti zero e SFSC. Molte città stanno iniziando ad adottare misure per ridurre i rifiuti alimentari e di imballaggio, riconoscendo i loro impatti socioeconomici e ambientali negativi ma è necessario un impegno di gran lunga maggiore.

 Per la Redazione - Serena Moriondo