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Foto Michele Munafòdi Michele Munafò, ingegnere per l’ambiente e il territorio (componente del Comitato Scientifico dell'Ass. Nuove Ri-Generazioni)

La rigenerazione urbana e territoriale viene spesso proposta come uno strumento utile a evitare il consumo di suolo e, sicuramente, rappresenta una priorità per ripensare, in direzione di una sempre più indispensabile e urgente transizione ecologica, l’assetto di un territorio diventato sempre più fragile e poco attrezzato ad affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici e dal diffuso degrado ambientale e paesaggistico.

Considerando complessivamente le diverse iniziative, nel nostro Paese, sono state rese disponibili ultimamente molte risorse dedicate alla rigenerazione urbana e, nel periodo che è seguito alla presentazione della proposta di legge da parte del Ministro Catania sul consumo di suolo, avvenuta nel 2012, in molte regioni italiane si è avuta una crescente attenzione, con lo sviluppo di leggi dedicate alla riduzione del consumo di suolo e alla rigenerazione urbana. Allo stato attuale, il quadro è composto di singoli contesti regolatori regionali che, oltre a una elevata disomogeneità, spesso mostrano limiti evidenti.

Non si può nascondere, ad esempio, che molte leggi regionali, seppure abbiano la finalità del contenimento del consumo di suolo, non lo conteggino quando una nuova edificazione avviene all’interno di perimetri di aree urbanizzate o su suoli destinati all’urbanizzazione, seppure allo stato di fatto ancora liberi. Questo tipo di classificazione, divergente da quella ormai consolidata e ufficiale a livello nazionale ed europeo, finisce per incentivare l’ulteriore artificializzazione, mascherata da utilizzo di aree già “occupate”, quando invece produce consumo di suolo e perdita di servizi ecosistemici, vanificando lo sforzo per raggiungere l’obiettivo fondamentale di tutelare il suolo, anche in ambito urbano.

I dati annuali del monitoraggio del territorio in Italia, a cura di ISPRA e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, evidenziano, infatti, come i suoli urbani, quelli candidati alla rigenerazione, siano stati quelli dove il fenomeno del consumo di suolo si è maggiormente intensificato negli ultimi anni, portando alla scomparsa di preziosissime aree permeabili, aggravando la frequenza e l’intensità di allagamenti e di ondate di calore e causando la perdita di aree verdi fruibili dai cittadini, di biodiversità e di servizi ecosistemici. In questi casi è probabile che ci si limiti ad assecondare un processo guidato prevalentemente dalla rendita che può portare alla saturazione dei preziosi spazi verdi rimasti all’interno delle aree urbane (spesso chiamati ‘vuoti urbani’ per negarne l’importanza ecologica e sociale).

Figura 1 articolo MunafòL’analisi della correlazione tra il consumo di suolo e i valori immobiliari (Figura 1) conferma, infatti, che nelle aree dove il valore immobiliare e la rendita raggiungono livelli più elevati, si concentra la maggior parte delle nuove trasformazioni. In particolare, il consumo di suolo per l’edilizia ha un peso maggiore, rispetto al totale delle nuove aree artificiali, proprio dove il valore immobiliare ha tenuto di più, ovvero nelle zone centrali e, in parte, nelle zone semicentrali e periferiche, mentre nelle aree suburbane, pur essendo evidente l’aumento della concentrazione delle trasformazioni rispetto al resto del territorio, l’abbassamento del valore ha creato le condizioni per favorire gli interventi di tipo non residenziale.

La rigenerazione, per essere sostenibile, dovrebbe, invece, intervenire sull’esistente senza portare a nuovo consumo di suolo, ovvero senza causare la perdita di porzioni di suolo non ancora artificiali, che, al contrario, andrebbero invece aumentate e che devono essere considerate come risorse limitate e non rinnovabili, beni preziosi per la comunità con le loro funzioni naturali. Spazi naturali che, anche quando non rientrano della categoria “verde urbano”, sono essenziali per la qualità della vita dei cittadini, dell’ambiente e del paesaggio, oltre a essere fondamentali per il corretto deflusso delle acque meteoriche, per la mitigazione del rischio idrogeologico, per l’adattamento ai cambiamenti climatici, per la riduzione dell’isola di calore e per il mantenimento della biodiversità.