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La Regione Emilia Romagna ha iniziato dal 2022 un percorso di "Accessibilità e inclusività dell'ambiente costruito", attarverso momenti formativi, al fine di creare una pianificazione di qualità rendendo più consapevoli e autonomi tecnici e decisori perché siano in grado di individuare e realizzare soluzioni efficaci ed efficienti, per tutti i cittadini e a lungo termine.

Tra le varie iniziative segnaliamo la Collana di Quaderni della Molteplicit(t)à, realizzata in collaborazione con CERPA Italia Onlus e con il patrocinio dell'Istituto Nazionale Urbanistica. I Quaderni, pubblicati a fine 2023, non si limitano a fornire informazioni tecniche bensì sono strutturati in modo da diffondere la cultura della Progettazione Inclusiva.

I Quaderni realizzati fino ad oggi sono:

  • Quaderno 0 - Il Progetto Molteplicit(t)à - Spazi che accolgono relazioni in movimento (pdf4.47 MB) Il titolo del progetto "Cervello Accessibile" è tratto - spiega Alessia Planeta - da uno splendido articolo di Giorgio Genta, della Federazione italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), che scrive: “Certamente si può definire di moda – o per lo meno si auspica che diventi sempre più tale – quell’accessibilità intesa come un piccolo scivolo che rende percorribili alcuni gradini. Molto meno di moda, invece, è il pensare in maniera accessibile e magari agire di conseguenza, dando cioè accesso ai diritti, alle necessità e forse anche ai desideri di tutti…”.
    Da questo progetto, sviluppato e sperimentato in diversi contesti, è derivato un vero e proprio concept formativo che parte dai processi cognitivi legati all’apprendimento – cioè come facciamo ciò che facciamo (e perché) – per arrivare a tradurre quanto attiene al paradigma della disabilità sul versante della progettazione accessibile, o meglio, sul versante del pensiero inclusivo, che è trasversale rispetto ai singoli ambiti e settori specifici. [..] Abbiamo l’integrazione quando creiamo uno spazio, un servizio, un allestimento ad hoc per qualcuno che ha esigenze diverse dallo standard per cui, da un lato, permettiamo alla persona di usare quello spazio o servizio, dall’altro manteniamo e a volte sottolineiamo una diversità, un essere “altro”. L’esempio classico è l’entrata separata per persone con sedia a rotelle o l’altalena-gabbia, spesso lontana dalle altre altalene, che nessun bambino normodotato userà mai. Si ha inclusione invece quando permettiamo alle persone di partecipare “in condizioni di uguaglianza con gli altri” alle attività della vita, che sia una cena o la visita ad un parente in ospedale o l’andare a prendere il caffè nel bar che lo fa buono e non per forza nell’unico che ha la rampa.
  • Quaderno 1.1 - Contesto e approccio progettuale - Città accessibili a tutti. Spazio collaborativo per il confronto su indirizzi, esperienze e prospettive di miglioramento del funzionamento urbano (pdf4.98 MB) Nelle nostre realtà nazionali, è noto - spiega Iginio Rossi - emergono numerosi aspetti critici inerenti la progettazione e la fruizione delle città ma emergono, e forse questo è meno conosciuto, anche difficoltà che riguardano le regole e gli strumenti che il governo del territorio si è dato per raggiungere l’innovazione delle soluzioni ai servizi dell’accessibilità urbana. L’accessibilità per tutti è anche una delle strategie incastonate nel Progetto Paese
    dell’INU che tratta l’urbanistica tra adattamenti climatici e sociali, innovazioni tecnologiche e nuove geografie istituzionali. La diversità è una risorsa: non ci sono disabili ma persone con disabilità. Occuparsi di tutti può diventare una trappola per non occuparsi di nessuno. Le persone non sono omologabili ma occorre “declinare” le differenze secondo principi unitari. 
  • Quaderno 2.1 - Città di tutti - Esercizi commerciali: accessibilità a 360° (pdf11.51 MB) - Occorre pensare - spiegano Cinzia Araldi e Maddalena Moretti - a esigenze differenti per poter fornire soluzioni e accorgimenti differenti, progettando con uno “sguardo allargato”. Ai luoghi è chiesto che siano ospitali. OSPITALE è quando si realizza un patto di reciprocità tra soggetti (ambiente e abitante) a parità di diritti nella differenza (eticità e uguaglianza). È etico quindi prendersi cura dello spazio-tempo antropizzato, prestando soprattutto attenzione alla relazione che coloro che abitano instaurano con l’ambiente e come quest’ultimo non sia assolutamente neutro rispetto alla qualità di vita delle persone. È parimenti etico il progetto si faccia carico della felicità di coloro che abitano un luogo ricordando che “l’architettura […] è una realtà potente, responsabile del comportamento dell’uomo, responsabile perfino della sua felicità” (cit. Lina Bo Bardi).

* "Illusione dell'esistenza dell'Uomo ideale vitruviano" Immagine tratta da Collana MOLTEPLICIT(T)À, Quaderno 2.1, pag.7

Per la Redazione - Serena Moriondo