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L’Unione europea - si legge nel bel libro "Quale Europa. Capire, discutere, scegliere" (di 219 pagine, appena pubblicato da Donzelli), può essere una risorsa preziosa per i destini del mondo, ancor più in questa fase di crescente disordine mondiale e di crescenti rischi per la pace. Non serve, però, una "Unione qualunque".

In tema istituzionale, la giornalista Gloria Riva spiega con estrema chiarezza di analisi come, per 65 anni, il governo europeo ha oscillato - similmente al movimento del pendolo - ora a sinistra (Pse) ora a destra (Ppe), "fino a rallentare e, tragicamente, a incagliarsi a destra, all'estrema destra." Sin dalla passata tornata elettorale i segnali c'erano tutti; molti, infatti, sono stati i neo parlamentari di destra entrati a far parte del Parlamento europeo nel 2019 (24 della Lega Nord, 8 di Fratelli d'Italia, 19 di Rassemblement National, 27 i polacchi appartenenti a Ecr). A ciò, si sono susseguiti "exploit elettorali" in vari Stati: Italia, Svezia, Finlandia, Olanda. Non stupisce, quindi, che le imminenti elezioni siano "percepite dai moderati, di destra e di sinistra, con parecchia angoscia, frastornati e incapaci di  comprendere la genesi di quel forte vento reazionario, conservatore, ombelicale, che spira in tutta Europa." [..] mentre non sembra dar segnali di espansione il Partito Socialista (S&D) alle prese con la più grande crisi d'identità dal secondo dopoguerra, incapace di osare qualsiasi proposta alternativa di giustizia sociale e ambientale."

Oggi, spiega la curatrice e autrice Elena Granaglia, "ci troviamo di fronte ad una sfida e continueranno a sfidarsi dopo le elezioni, tre idee diverse di Europa: quella che ha governato gli ultimi cinque anni, che, pur compiendo passi in avanti in campo digitale, ambientale e di autonoma capacità di investimento, resta profondamente segnata dalla cultura neoliberista; quella conservatrice-autoritaria, che al neoliberismo cerca di affiancare nazionalismo e corporativismo, giocando «sociale» contro «ambientale», «noi» contro «loro»; e, poi, una terza idea, quella di un’Europa di giustizia sociale e ambientale e di pace." Quest’ultima è l’aspirazione del ForumDD.

Con le elezioni europee alle porte il Forum ha, dunque, scelto di pubblicare un volume su questo tema che raccoglie i contributi di numerosi autori e autrici interni o vicini al Forum, tra cui il contributo della Presidente dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni, Rossella Muroni, insieme a Vittorio Cogliati Dezza esperto di educazione, di ambientalismo scientifico, già Presidente di Legambiente e componente del Comitato Scientifico dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni.

In particolare quest'utlimi spiegano che "Le politiche europee per il clima e la transizione ecologica di questi anni rappresentano lo specchio fedele delle potenzialità dell’Unione Europea in campo internazionale e a vantaggio dei propri cittadini, insieme tuttavia a incertezze, contraddizioni e pericolosi cambi di rotta. Uno stop and go continuo capace di disegnare scenari e indicare traguardi che pongono l’UE all’avanguardia nel mondo, che poi, ai primi passi concreti, vengono frenati, contraddetti e bloccati, irretiti dai veti incrociati. Un percorso a ostacoli condizionato dallo scontro tra due cordate in competizione: da un lato i fautori dell’accelerazione del cambiamento e dall’altro i difensori dello status quo, gli uni che spingono sull’innovazione dei sistemi di produzione e consumo, gli altri a sentinella degli interessi delle fonti fossili. Di fronte a questo quadro, le indicazioni su cosa fare si sanno e in parte sono già individuate dall’UE. Occorre “solo” applicarle e svilupparle con coerenza. Occorre impegnarsi a metterle in opera, per una transizione giusta, ovvero che ridia sicurezza sociale ai cittadini, e veloce, perché i tempi sono maturi (anzi, il tempo sta per scadere visto l’innalzamento delle temperature) per apportare modifiche sostanziali all’attuale modello industriale, specialmente nel campo della manifattura e dell’edilizia."

Altri autori e autrici del volume sono: Istituzioni Gloria Riva; Macroeconomia Francesco Saraceno; Risorse finanziarie Vieri Ceriani; Disuguaglianze Salvatore Morelli; Coesione Fabrizio Barca e Sabina De Luca; Welfare Elena Granaglia; Salute Massimo Florio; Governo d’impresa Lorenzo Sacconi; Tecnologia digitale Giorgio Resta; Equità di genere Carola Carazzone e Lella Palladino; Migrazioni Marco De Ponte; Europa-mondo Ugo Pagano.

Un'ultima riflessione redazionale, e personale.

Il tema del "Lavoro" è stato affrontato in tutti i capitoli del libro, per brevità - e di questo ci scusiamo, data la ricchezza dei contributi - ci limitiamo a segnalarne alcuni: sul piano Istituzionale, in tema di sistema di funzionamento dei meccanismi che regolano il processo di incontro tra la domanda e l'offerta nel lavoro; per le Politiche macroeconomiche, sugli aiuti di Stato e di assistenza finanziaria per il mercato del lavoro; in tema di Disuguaglianze, riguardante l'instabilità del mercato, l'accesso e la partecipazione femminile al lavoro; in tema di Coesione, su benessere e valorizzazione del lavoro, non solo come bisogno ma anche come aspirazione; in tema di Welfare, su condizioni di vita e di lavoro, di ampliamento delle competenze, sui rischi di povertà e impoverimento presenti in mercati del lavoro più flessibili, ma anche di formazione, sicurezza e salubrità dell'ambiente di lavoro, o su conciliazione fra lavoro e cura; in tema di Crisi Climatica, come risposta non solo ai propri bisogni di lavoro ma alla creazione di nuovi posti di lavoro nella rivitalizzazione urbana e sul piano del rinnovamento energetico; ecc. E così via, riguardo ai vari argomenti trattati.

Nello specifico, sul capitolo che tratta di Democrazia economica e, in particolare di "Governo d'impresa", Lorenzo Sacconi (del coordinamento Forum Disuguaglianze e Diversità e ordinario di Politica economica all’Università Statale di Milano), oltre a ricordare la proposta che il Forum DD ha avanzato, nel 2019, circa l'istituzione dei "Consigli del lavoro e della cittadinanza" (in parte ripresa dalla Cisl nel 2023 per una proposta di iniziativa popolare), argomenta la proposta formulata dalla Commissione europea nel 2022, sulla procedura di Corporate Sustainability Due Diligence delle grandi imprese in materia di rispetto di diritti umani e delle convenzioni sulla prevenzione del cambiamento climatico e salvaguardia dell'ambiente. Norma successivamente indebolita nella sua formulazione conclusiva e tuttora in sospeso su spinta dei sistemi confindustriali di Italia e Germania.

"Per uscire dallo schema mentale neoliberale - scrive l'autore - secondo cui il governo d'impresa è solo una questione di efficienza e le relazioni tra soggetti privati autonomi non rientrerebbero negli scopi della giustizia sociale (che sarebbero solo materie per le "politiche sociali" attivate dallo Stato),"[..] "se si accetta di guardare al tema con l'approccio delle capacità utilizzato da Amartya Sen, si può vedere che la promozione delle capacità dei lavoratori e degli stakeholder nell'impresa equivale all'ampliamento delle loro libertà sostanziali e opportunità effettive, che entrano in competizione con i diritti di proprietà. L'approccio delle capacità, quindi, richiede [..] un equo bilanciamento tra diverse libertà, diritti e poteri [..] che non significa perfetta uguaglianza di tutte le capacità, né ribaltamento dei diritti di proprietà, ma il raggiungimento di un livello sufficiente di capacità per garantire l"uguale cittadinanza" democratica in impresa."

Cosa se ne può dedurre?

1. Cogestione; empowerment delle lavoratici e dei lavoratori; responsabilità sociale, economica e ambientale d'impresa;  partecipazione e contrattazione; Sustainability Due Diligence (con "riferimento al contenimento delle disuguaglianze, cioè allo sviluppo sostenibile inteso in modo inclusivo tanto nella dimensione di lotta al cambiamento climatico, quanto della dimensione sociale, la lotta alle povertà e l'affermazione della giustizia sociale intra-generazionale e inter-generazionale") - sono temi dibattuti da diversi anni, con esperienze, in merito alla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, presenti soprattutto nei paesi scandinavi e in Germania. In Italia, l'art. 46 della Costituzione scritto dai padri e dalle madri costituenti non è mai decollato, anche per la scarsa considerazione che il modello tedesco potesse adattarsi alla realtà italiana, fatta soprattutto di piccolissime e microimprese. Nel 2018, il "Patto della fabbrica" -  secondo alcuni, l’ultimo grande accordo interconfederale - prevedeva che si sviluppasse la partecipazione organizzativa e sollecitava esperienze per condividere la governance delle aziende. Affermazioni che, sebbene sul piano unitario, solo qualche anno prima erano impensabili, sul piano pratico ancora non hanno trovato piena applicazione. Varrebbe la pena una riflessione seria sulle esperienze attuali  nazionali e internazionali e su quali potrebbero essere le prospettive dello sviluppo delle relazioni negoziali in relazione alle nuove sfide globali, di cui si è parlato nell'articolo "L'assente responsabilità delle imprese" di Pieluigi Ciocca (QUI).

2. Non si può parlare di Europa senza parlare dell'Agenda ONU 2030 con i suoi 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, tra cui il goal 8 "Lavoro dignitoso e crescita economica" e il goal 9 "Imprese, innovazione e infrastrutture" e, quindi, sulla necessità di assumere un nuovo modello di sviluppo, della produzione e dei consumi. Adottare questo approccio, richiederebbe di tradurre questi indirizzi in accordi contrattuali nazionali, aziendali e territoriali. ASviS - come ha ricordato Gaetano Sateriale, componente del Comitato Scientifico dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni, in un articolo apparso recentemente su "Il Diario del Lavoro" - si sta muovendo in questa direzione con il CNEL, per far sì che nei prossimi rinnovi contrattuali, vengano condivisi i Goal dell’Agenda ONU. Sarebbe interessante espolorare come Sindacati e rappresentanti d'Impresa intendano agire, in modo comunitario, per accellerare il raggiungimento di questi traguardi.

Gli argomenti oggetto delle varie comunicazioni, a parere di chi scrive, avrebbero potuto arricchirsi del contributo di rappresentanti di quel mondo del lavoro di cui si parla nel libro. Di chi ha lavorato per anni nel sindacato, a contatto con le lavoratrici e i lavoratori e, in questo ultimo decennio, ha maturato esperienza, sviluppato maggiore sensibilità e interesse, avanzato proposte progettuali, verso queste tematiche. Tenendo ben presente la storia articolata del movimento sindacale italiano, le differenze che attualmente caratterizzano le rivendicazioni delle organizzazioni sindacali più rappresentative del Paese e il ruolo della Confederazione Europea dei Sindacati all'interno del Comitato economico e sociale europeo. Ma è solo un suggerimento, per un altro bel libro!

Per la Redazione - Serena Moriondo