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Image 5 - Sponge Cities © www.greenearthops.comDa alcuni anni, il concetto di "Sponge Cities" (Città spugna) viene utilizzato da ricercatori e urbanisti innovativi per rispondere alla crisi climatica. Il modello prevede un'infrastruttura di drenaggio concepita appunto come una spugna, con l'obiettivo di massimizzare l'assorbimento dell'acqua durante i temporali. L'acqua viene successivamente immagazzinata in vasche sotterranee per evitare che raggiunga i corsi d'acqua e allaghi le strade. Questo modello non solo previene alluvioni, ma contribuisce anche a contrastare la siccità, poiché l'acqua immagazzinata può essere utilizzata per l'irrigazione dei campi e per altri usi domestici. Si tratta di un approccio di progettazione urbanistica scalabile che può essere adottato in qualsiasi parte del mondo, indipendentemente dalla fascia climatica di appartenenza.

Il programma delle Sponge Cities nasce in Cina nel 2014, al fine di affrontare i numerosi problemi del Paese legati alle inondazioni e alle risorse idriche, con l’obbiettivo di creare città in grado di ritenere, infiltrare e purificare naturalmente le acque piovane.

Le città italiane, colpite come altre parti del mondo da fenomeni estremi come precipitazioni abbondanti in un lasso di tempo estremamente breve sino a periodi prolungati di siccità, fanno però ancora fatica ad adattarsi a questo modello. Eppure i tanti fenomeni estremi che abbiamo osservato negli ultimi anni sono perfettamente in linea con le previsioni dell'IPCC, l' Intergovernmental Panel on Climate Change, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. In Grecia nel 2023 sono caduti 754mml cubi d'acqua in 18 ore. Cioè si tratta di una quantità di pioggia che cade in un anno. In Italia, durante fenomeni estivi le precipitazioni sono state caratetrizzate da grandine che ha battuto i record di dimensione non solo a livello nazionale, ma europeo. 

Esperti come il meteorologo del CNR, Giulio Betti, ci spiegano che "siamo di fronte a fenomeni estremi che ci sono stati anche in passato. Quello che comincia a cambiare è la loro frequenza e la loro intensità." Questi eventi, quindi, non possono più essere considerati eccezionali, ma sono piuttosto gli effetti tangibili dei cambiamenti climatici.

Per questio l'approccio utilizzato fino ad ora per gestire e progettare le città è stato completamente sbagliato: le città moderne tendono ancora a utilizzare i corsi d’acqua, tramite strutture in cemento, per incanalare le inondazioni nei laghi o nei mari.

Secondo il parere del massimo esperto di "Sponge Cities", il professor Kongjian Yu dovremmo, al contrario, imparare a rispondere in modo resiliente agli effetti del cambiamento climatico facendo della natura una nostra alleata e imparare dalla sua capacità adattiva. Egli consiglia agli urbanisti di lavorare con la natura, piuttosto che contro di essa. Non esiste un’unica formula per crearne una, le Città  spugna sono reti verdi complesse che mirano a utilizzare il 70% delle acque alluvionali e, per realizzarle, si dovrebbe partire dalle aree più urbanizzate,  nelle zone più a rischio di esondazioni e con maggiore estensione di superficie impermeabilizzata.

Il Governo cinese è stato il primo ad avviare un primo gruppo di città pilota in varie parti del Paese, ciascuna caratterizzata da condizioni e rischi idrologici diversi, come montagne, zone costiere, pianure e climi temperati o tropicali. Questo approccio mirato, oggi adottato in oltre 200 città cinesi, permette di testare e raffinare il modello di Sponge City in una varietà di contesti, offrendo un quadro completo di come possa essere applicato efficacemente per affrontare sfide idrologiche diverse.

Shanghai, ad esempio, si è distinta come una delle prime città ad adottare questo modello:  la città ha implementato una rete di pavimentazioni permeabili, consentendo l'assorbimento delle acque piovane direttamente nel terreno. Inoltre, l'uso di bacini sotterranei come riserve idriche tattiche ha dimostrato di essere cruciale nel prevenire sovraccarichi dei corsi d'acqua e future inondazioni. Questa strategia ha evidenziato la possibilità di affrontare le sfide idrologiche con soluzioni intelligenti e sostenibili. Inoltre, attraverso la sua ricerca e pratica, Yu cerca di ricostruire le infrastrutture ecologiche a varie scale e di definire una nuova estetica basata sull’ecologia. Singapore, nota per la sua pianificazione urbanistica avanzata, ha adottato un approccio integrale: una rete intricata di parchi, giardini verticali e sistemi di drenaggio innovativi è stata implementata per agevolare l'assorbimento delle acque piovane. L'integrazione di bacini di raccolta delle acque e sofisticati meccanismi di drenaggio ha creato un ecosistema urbano in cui la gestione delle acque è una componente fondamentale. Amsterdam ha intrapreso una riforma audace, trasformando i tetti degli edifici in giardini pensili altamente funzionali. Questa iniziativa ha non solo incrementato le aree verdi urbane, ma ha anche notevolmente migliorato la capacità di assorbire le precipitazioni.

In Europa, invece, grazie al maxi-progetto Grow Green, alcune città stanno sperimentando soluzioni innovative: Berlino, per esempio, vuole diventare una città spugna trasformando i cortili condominiali in parchi dalla superficie permeabile. Anche Breslavia, Vienna e Budapest stanno lavorando in questo senso.

L'Italia, purtroppo, è terza in Europa per il più alto tasso di impermeabilizzazione dei suoli dopo Germania e Lussemburgo. Il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemi” di Ispra per il 2021 ha dimostrato che in questi anni vi è stato un aumento significativo delle superfici artificiali rispetto a quelle naturali, con gravi conseguenze relative al degrado del territorio, Lombardia in testa. 

Altri fenomeni come l’erosione o la diminuzione della sostanza organica interessano superfici ancora più vaste, ma la continua sottrazione di terreno è sicuramente il più irreversibile tra i processi di degradazione. Ulteriori impatti sono rappresentati dalla compromissione delle funzioni ecologiche del suolo, quali lo stoccaggio di carbonio e la funzione di habitat per il biota del suolo, l’aumento della frammentazione degli habitat e l’interruzione dei corridoi migratori per le specie selvatiche.

Il Comune di Modena ha partecipato sin dal 2017 al progetto Grow Green, co-finanziato dal programma europeo “Horizon 2020”. L’obiettivo del progetto era quello di migliorare la resilienza idrica e climatica e contribuire a far fronte a fenomeni come inondazioni e alluvioni,  isole di calore, ecc., tramite l'utilizzo di “nature-based solutions” (NBS). Anche da noi, quindi, seppur lentamente qualcosa si sta muovendo: alcune città stanno avviando processi di integrazione tra gli strumenti di pianificazione e l’adattamento al cambiamento climatico ma, queste pratiche, non sempre sono vicine dall'aver raggiunto e completato due principi fondamentali: la bioritenzione e la catena di trattamento delle acque piovane. 

Milano, attraverso il progetto "Città metropolitana Spugna" - sviluppato dalla Città metropolitana di Milano - mira a realizzare molteplici interventi di Drenaggio Urbano Sostenibile attraverso un finanziamento del PNRR pari a 50.194.050 euro. Il progetto, partito a novembre 2023 - secondo i progettisti - consentirà di riqualificare un’area complessiva pari a 530mila metri quadrati attraverso 90 interventi in 32 Comuni con l’obiettivo di adottare soluzioni innovative per aumentare il grado di resilienza delle città attraverso una gestione più sostenibile delle acque meteoriche.

FOTO Tree trenchsectionc 02L’assorbimento e il riutilizzo delle acque alluvionali non solo aiuterebbero le città ad evitare le gravi conseguenze delle inondazioni urbane, ma porterebbero anche molti altri benefici. Le Città spugna creano più acqua pulita per i residenti, poiché le infrastrutture verdi filtrano l’acqua in modo naturale. Questi sistemi riducono al minimo anche il carico sulle reti idriche e di drenaggio della città, riducendo al contempo il rischio di future inondazioni. Nel frattempo, le aree urbane più verdi continuano a migliorare la qualità della vita della popolazione, della flora e della fauna. Ogni territorio dovrebbe farsi carico di realizzare uno studio sulla capacità d’uso dei suoli volto a stimare anche la potenzialità agronomica della risorsa persa, fornendo informazioni utili anche per le azioni di tutela degli ambiti agricoli di pregio e validi strumenti di controllo affinché la crescita delle città avvenga nella direzione dei suoli a minor fertilità.

La combinazione delle azioni di rigenerazione e ritenzione naturali date dalle caratteristiche del terreno e della vegetazione, insieme ad un corretto sviluppo di un sistema di gestione delle acque, formato da tecnologie verdi quali tetti verdi, pavimenti permeabili, ecc., e riduzione del consumo del suolo costruito, dovranno condurre le nostre città ad intensificare la progettazione di ampie aree permeabili che fungano da regolatore naturale del ciclo dell’acqua. Per questo diventa essenziale focalizzare l’attenzione sul ruolo della pianificazione, soprattutto quella di scala locale o regionale, nel determinare il carattere e l’intensità dell’uso del territorio e nel regolare attività che spesso hanno un notevole impatto sulle condizioni ambientali ma anche per la nostra salute. Ciò è valido anche per la problematica dell’impermeabilizzazione, che risente soprattutto delle scelte operate su scala urbana attraverso gli strumenti di pianificazione urbanistica. Tant'è che la strategia europea sull’ambiente urbano cita esplicitamente la riduzione dell’impermeabilizzazione tra gli obiettivi di una pianificazione territoriale sostenibile, in stretta connessione con gli obiettivi di prevenzione della proliferazione urbana e promozione della biodiversità.

* Foto di Zach Rowlandson su Unsplash

 Per la Redazione - Serena Moriondo