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FOTO giovaniNON RUBATECI IL FUTUROCi sono circa 73 milioni di giovani disoccupati in tutto il mondo, con un tasso di disoccupazione giovanile globale al 13,6% . Secondo le stime dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, più di un quinto di tutti i giovani, di cui tre su quattro sono donne, sono NEET (Fonte: ILO 2020).

In Italia, secondo i dati diffusi dall'Istat a ottobre 2023 tra i giovani (15-24 anni) la percentuale dei disoccupati è salita al 24,7% (quella tra i 25 e i 34 anni si attesta al 10%)Ad aggravare ulteriormente questo quadro già di per sè allarmante, il dato che riguarda i NEET, ossia i giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. In Italia,  la misura del fenomeno ha raggiunto i primi posti tra gli Stati europei con una percentuale del 19% nel 2022 (11,7% il dato europeo da Eurostat), con un numero pari - secondo i dati ISTAT - a 5.725.000 NEET (maggio 2023). Ben 1,7 milioni solo quelli tra i 15 e i 24 anni.

Anche nei momenti migliori, i giovani hanno dovuto affrontare una situazione difficile nel mercato del lavoro, una situazione che sta mutando rapidamente, con i cambiamenti tecnologici e climatici che alterano le condizioni di produzione e con i mercati del lavoro che stanno subendo trasformazioni sostanziali. La mutazione dei rapporti di lavoro, l’aumento delle disuguaglianze e la stagnazione economica mettono fortemente a dura prova il raggiungimento della piena occupazione e di un lavoro dignitoso per tutte le persone.

Precarietà e povertà privano i giovani di significative opportunità, esperienze, delle loro aspirazioni e persino della libertà. Questo rischio è ben presente,  soprattutto nel contesto dei massicci cambiamenti attuali e futuri nei mercati del lavoro in tutto il mondo.

Oggi c’è un rinnovato interesse per il ruolo delle aspirazioni nei risultati della vita e per il modo in cui modellano lo sviluppo sociale. Grazie al lavoro dell’antropologo Arjun Appadurai e dell’economista Debraj Ray, sono state condotte ricerche approfondite su come le aspirazioni influenzano la vita degli individui e su come le aspirazioni siano al centro del progresso umano, dato che le nostre esperienze sociali modellano il modo in cui ci comportiamo nella società. E, in particolare, quelle dei giovani sulle società future.

È dall’intersezione tra lo studio sulle aspirazioni e l’azione politica di sviluppo che un'analisi dell'ILO del 2021, ha indagato le aspirazioni dei giovani nel mondo del lavoro in evoluzione (Youth aspirations and the future of work, Drew Gardiner, Micheline Goedhuys and Michelle González Amador). Secondo Appadurai le aspirazioni sono definite come una “capacità”: la capacità di aspirare è la capacità di navigare nella vita sociale e combinare desideri, preferenze, scelte. Tuttavia, in quanto capacità di navigazione, la capacità di aspirare non è equamente distribuita nella società. I giovani nati in contesti poveri o degradati infatti avranno un back- grounds più limitato da esplorare rispetto ad altri individui che vivono in condizioni migliori o privilegiate.

Ray ha contribuito alla nostra comprensione della capacità di aspirare introducendo il concetto di “fallimento delle aspirazioni. Ha spiegato che la capacità di aspirare può essere misurata come la distanza tra dove siamo e dove vogliamo andare. La dimensione di questa distanza, il “divario di aspirazione”, determina se le aspirazioni sono veri motivatori del cambiamento nel corso della vita o se esiste una probabilità di fallimento delle aspirazioni – mancanza della capacità di aspirare. Se il divario è troppo piccolo, non riusciremo ad aspirare a un cambiamento significativo nella nostra vita. Al contrario, se il divario è troppo ampio, non riusciremo a trasformare le nostre aspirazioni in azioni concrete. Stabilire aspirazioni irrealistiche potrebbe diminuire le motivazioni per realizzarle, mentre aspirazioni ragionevoli motiveranno lo sforzo e l’azione.

Un gruppo di altri studiosi -  Dalton, Ghosal e Mani (2019) - hanno spiegato ulteriormente il fenomeno introducendo il fallimento delle aspirazioni come un “pregiudizio comportamentale”. Le aspirazioni stimolano lo sforzo e motivano l’azione, ma il livello di sforzo che scegliamo di esercitare o che ci viene consentito di esercitare, influenzerà le nostre aspirazioni future attraverso la realizzazione dei risultati. Senza dimenticare che le nostre esperienze sociali modellano il modo in cui ci comportiamo nella società. Come è altrettanto vero che la nostra capacità di immaginare un futuro migliore per noi stessi avrà importanti implicazioni per la politica e la società nel suo complesso.

La dinamica descritta è particolarmente dannosa per le persone, sopratutto se giovani, che si trovano a fare i conti con un numero enorme di vincoli esterni, come risorse materiali limitate o prive di risorse. Poiché non vi è dubbio che non avere un lavoro, o avere un lavoro precario, colloca i giovani in un contesto di povertà materiale e immateriale, tanto da costringerli a dover compiere maggiori sforzi per ottenere lo stesso risultato o un risultato meno siddifacente di altri,  che si trovano in condizioni migliori.

In altre parole le nostre aspirazioni lavorative sono modellate anche dalla nostra esperienza e dalle aspettative che le Istituzioni,e le politiche che metteranno in campo, saranno in grado di offrirci. Per questo, sostiene l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, è essenziale tenere conto di questa suscettibilità nella progettazione delle politiche di sviluppo socio-economico di un Paese e, in particolare, per i giovani.

Una dimensione importante, se non la più importante, è la remunerazione economica del lavoro. Guadagnare un reddito dignitoso è ciò che consente ai giovani di sviluppare aspirazioni a lungo termine ma oltre alle ricompense finanziarie, entrano in gioco altre caratteristiche lavorative e preferenze professionali personali, tra cui, ad esempio: la portata della protezione sociale, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, la flessibilità del lavoro, un livello di competenze tecniche con opportunità di apprendimento, presenza di rappresentanze sindacali, stabilità del reddito.

Nel video che vi alleghiamo, del World of Work Show, si discute di come affrontare le sfide dell'occupazione giovanile con Sara Elder, responsabile dell'unità di analisi del lavoro e politiche economiche dell'ILO. Inoltre, Sukti Dasgupta, direttore del Dipartimento per le condizioni di lavoro e l'uguaglianza (WORKQUALITY) parla del recente rapporto dell'ILO / Fundacion ONCE su come le persone con disabilità possono cogliere le opportunità di lavoro nella transizione ecologica. E Katie McQue, una delle vincitrici della Global Media Competition on Labour Migration 2022 dell’ILO, spiega come la rendicontazione equilibrata ed etica possa contribuire ad affrontare gli stereotipi e le idee sbagliate sulle lavoratrici e i lavoratori migranti. 

Per la Redazione - Serena Moriondo