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FOTO BANNER dubai Dopo diversi anni di intensi negoziati, l'intesa su perdite e danni che darà operatività ad un fondo che aiuterà a compensare i Paesi vulnerabili che devono far fronte alle perdite e ai danni causati dal cambiamento climatico, è un importante passo avanti nel primo giorno della conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Dubai. Ma siamo solo all'inizio.

Il fondo è una richiesta di lunga data delle nazioni in via di sviluppo che si trovano in prima linea nel cambiamento climatico e che devono affrontare i costi della devastazione causata da eventi climatici estremi in continuo aumento, come siccità, inondazioni e innalzamento dei mari. Mentre le comunità che soffrono di condizioni meteorologiche estreme in tutto il mondo hanno affrontato l’insicurezza alimentare e importanti processi di migrazione. 

Già prima dell’apertura erano noti alcuni punti chiave dell’accordo negoziale per il finanziamento per perdite e danni:

  • La Banca mondiale lo ospiterà ad interim per un periodo di quattro anni e il fondo avrà un segretariato indipendente con rappresentanti dei Paesi sviluppati e in via di sviluppo.
  • Il fondo avrà almeno 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, poco per i Paesi in via di sviluppo che affermano che i bisogni effettivi sono già più vicini ai 400 miliardi. Secondo uno studio recente, le perdite e i danni dovuti al collasso climatico costerebbero circa 1.500 miliardi di dollari nel 2022.
  • I versamenti al fondo saranno volontari, con i Paesi sviluppati invitati, ma non obbligati, a contribuire.
  • Tutti i Paesi in via di sviluppo avranno diritto ad accedere direttamente alle risorse del fondo, con una percentuale minima assegnata ai Paesi meno sviluppati e ai piccoli stati insulari in via di sviluppo.

Gli impegni di finanziamento iniziali sono chiaramente inadeguati e saranno una goccia nell’oceano rispetto alla portata del bisogno che devono affrontare. In particolare, l’importo annunciato dagli Stati Uniti sarebbe imbarazzante. Sebbene siano state concordate regole su come funzionerà il fondo, non ci sono scadenze rigide, né obiettivi e i Paesi non sono obbligati a pagare, nonostante lo scopo sia che le nazioni ricche e altamente inquinanti sostengano le comunità vulnerabili che hanno sofferto a causa del clima. 

Il presidente della conferenza sul clima COP28, Sultan al-Jaber, ha dichiarato che il suo Paese, gli Emirati Arabi Uniti, impegnerà 100 milioni di dollari per il fondo. Anche la Germania, la Francia e l'Italia hanno promesso un contributo di 100 milioni di euro al fondo, e Stati Uniti e Giappone hanno annunciato che daranno il loro contributo al fondo.
 
La questione delle perdite e dei danni è centrale e riguarda da vicino le nazioni che contribuiscono meno alle emissioni di gas serra ma sono meno attrezzate per affrontare siccità, innalzamento del livello del mare e altre distruzioni legate al clima. Con l’avanzare della crisi climatica, questi eventi si verificheranno con maggiore frequenza e le conseguenze saranno sempre più gravi. la bozza di accordo per rendere operativo il  fondo mira quindi ad aiutare a compensare le nazioni vulnerabili per l’impatto dei cambiamenti climatici, assicurando che le infrastrutture vitali possano essere ricostruite o sostituite con versioni più sostenibili. Quindi il fondo è una buona notizia, ma sarebbe pessima se si trasformasse in uno strumento per rallentare la mitigazione e continuare a commerciare idrocarburi per altri decenni. "Il loss and damage" - ha scritto il giornalista Ferdinando Cotugno che sta seguendo da Dubai la Conferenza - è il punto della curva che confina con la disperazione: dove non arriva la mitigazione (ridurre le emissioni), deve esserci l'adattamento. Dove non può esserci nessun adattamento, bisogna ripagare i danni e le perdite. Ma il discorso sui soldi per ripagare i danni non può oscurare il fatto che esistono ancora margini enormi sulla parte più importante del lavoro che siamo tutti chiamati a fare qui, e quel lavoro si chiama mitigazione. Togliere emissioni dall'atmosfera."
 
Intervenendo giovedì all’apertura della conferenza, Simon Stiell, Segretario esecutivo dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, approvata nell’ambito della Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni Unite (Rio de Janeiro, Brasile, giugno 1992),  ai delegati riuniti per la COP28 ha dichiarato: “Stiamo facendo passi piccoli e troppo lenti per elaborare le risposte migliori ai complessi impatti climatici che dobbiamo affrontare”.
 
L’avvertimento del capo delle Nazioni Unite per il clima è giunto poche ore dopo che l’agenzia meteorologica dell’ONU, nota come WMO, ha pubblicato un rapporto provvisorio in cui si afferma che i record climatici sono stati “frantumati”, accompagnati da fenomeni meteorologici estremi che hanno lasciato una scia di devastazione e disperazione. 
 
Stiell ha poi delineato la posta in gioco. “Questo è stato l’anno più caldo di sempre per l’umanità. Si raggiungono molti record terrificanti”, ha detto, aggiungendo: "Stiamo pagando con la vita e il sostentamento delle persone”. (..) “La scienza ci dice che abbiamo circa sei anni prima di esaurire la capacità del pianeta di far fronte alle nostre emissioni. Prima di superare il limite di 1,5 gradi”, ha avvertito, riferendosi a uno degli obiettivi chiave dell’accordo di Parigi.
 
Un flusso costante di rapporti pubblicati alla vigilia della COP28 ha dimostrato che il mondo è molto lontano dal raggiungere gli obiettivi climatici e che, in assenza di azioni ambiziose, ci stiamo dirigendo verso un aumento della temperatura di 3 gradi entro la fine del secolo.
 
In questo contesto, Stiell ha invitato i Paesi a fornire nuovi e ambiziosi Contributi Nazionali Determinati (NDC), o piani d’azione nazionali per il clima in cui ogni singolo impegno nel 2025 – in materia di finanza, adattamento e mitigazione – dovrà essere in linea con un mondo di 1,5 gradi.
 
"Se questa transizione non sarà giusta, non lo sarà affatto. Questo significa giustizia all’interno dei Paesi e tra di essi” e ha sottolineato la sua attenzione a garantire la responsabilità per le promesse sul clima: “Sì, questa è la COP più grande di sempre – ma partecipare a una COP non significa spuntare la casella del clima per l’anno in corso. I distintivi che avete al collo vi rendono responsabili della realizzazione di azioni per il clima qui e a casa”.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres nel ribadire il suo appello ai Paesi per arrivare a  “triplicare le rinnovabili, raddoppiare l’efficienza energetica ... ed eliminare gradualmente i combustibili fossili”, ha commentato: "Stiamo vivendo il collasso climatico in tempo reale", per questo è urgente tracciare una strada ambiziosa da seguire nella lotta globale contro il cambiamento climatico.

Link: Provisional State of the Globale Climate 2023

Per la Redazione - Serena Moriondo