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Copertina libro ravera Age prideUn terzo della popolazione italiana e composta da ultrasessantenni, hanno davanti decenni di vita ancora da vivere, non è mai successo prima. E' una conquista o una condanna? Perché sia considerata una conquista è necessario cambiare, liberarsi dagli stereotipi, attarversare un pezzo di vita "con la curiosità che merita, non la tappa di una via crucis, da accettare, rassegnarsi."

Un saggio invito e alcune brillanti riflessioni, che troverete in "AGE PRIDE. Per liberarci dai pregiudizi sull'età" (2023, Giulio Einaudi ed.), l'ultimo libro di Lidia Ravera. Un libro diretto, essenziale, salutare per ogni età, del quale consigliamo la lettura.

Nell'augurarvi buon ferragostovi anticipiamo alcuni brani:

"Ho incominciato molto presto a interrogarmi sul tempo. Quanto durava davvero un anno, quanti anni avrei impiegato per diventare grande.
Quanti anni sarei rimasta grande prima di diventare vecchia.
Quindi povera.
E brutta... Se qualcuno .., mi avesse avvisata che la vecchiaia è creta morbida, che te la puoi modellare addosso e viverla come ti pare, sarei stata meno spaventata. ..

Nel 1960 inoltrarsi al di là dei settant'anni era una rarità. Un privilegio da benestanti. Una fortuna. .. Oggi la vecchiaia è un fenomeno di massa. Vecchi siamo tanti. ..I più gentili ci suggeriscono di mascherarci. Giovani no, ma giovaniformi sì, è possibile. E' perfino raccomandato. In un certo senso doveroso.
Il compito è arduo e ci impegna parecchio. Peccato perché potremmo fare altro. .. Potremmo dettare leggi che migliorino le vite umane nell'ultimo tratto di strada. Potremmo, possiamo, lavorare per noi lavorando per gli altri, che è sempre stato il modo migliore per fare politica.
Peccato che le persone nate fra il 1946 e il 1964, meglio note come baby boomer, di essere vecchie, o quasi vecchie, si vergognino.
"

A vergognarsi - spiega Lidia Ravera - sono soprattutto le donne, le stesse che "negli anni Settanta del secolo scorso leggevano in gruppo "Noi e il nostro corpo", una Bibbia sulla riappropriazione collettiva della fisicità del piacere, del mistero delle gravidanze, della salute degli organi della procreazione, della loro vulnerabile bellezza." Quelle donne "per quel corpo riconquistato e amato a vent'anni, provano vergogna, una vergogna regressiva, conformista, subalterna. .. Qualcuna ce la fa a non odiarsi da vecchia. Ma non certo una maggioranza. "
Vi è una differenza nel vivere la vecchiaia tra uomini e donne: "Se gli uomini odiano invecchiare è perché i vecchi non sono socialmente considerati. .. Perché non sono più produttivi. Non lavorano. E se non lavorano non possono identificarsi con la loro funzione. Le donne odiano invecchiare perché non riescono più immaginarsi oggetti di desiderio e non hanno ancora imparato a immaginarsi soggetti di desiderio. .. Aspettano ancora, le donne, anche se spesso non se ne rendono conto, di essere scelte.
Non è vero che puoi soltanto continuare ad essere quello che eri
", la nuova vecchiaia, scrive, è un territorio ancora tutto da esplorare. "Siamo la prima generazione che lo vive, questo tempo, lungo e disabitato. Prima si moriva prima. .. Si invecchiava poco o niente. Si invecchiava in pochi.

Rimanere per sempre giovani per ora è impossibile, questo lo sanno tutti, anche i moderno illusionisti che sfornano manuali di autoinganno" e, aggiunge, non contate "sul fatto che mano a mano che il corpo discende verso il suo declino, l'anima si eleva verso il suo apogeo, non è affatto garantito, anzi, è sommamente improbabile".

Se da sempre, come ha scritto Simone de Beauvoir "l'adulto ha attribuito alle età che non erano la sua le virtù che non possedeva - l'innocenza al bambino, la serenità ai vecchi" è arrivato "il momento di aprire gli occhi e rifiutare ogni addebito. .. I vecchi non sono sereni. Semmai equilibrati. .. Sono corpi che conoscono le carezze, hanno imparato a farne a meno, ma anche a inventarne di nuove, diverse."
E' impossibile ricondurre la lunga vita dei vecchi ad un'unica immagine, che "non sia un giudizio, un pregiudizio o uno stereotipo." Non possiamo essere "infatti a forza in una categoria, .. con un'etichetta comune. 

Noi possiamo inventare, inventarci, Scrivere nuovi copioni, Ridisegnare i costumi. Ritoccare i canoni della bellezza e anche lo spirito del tempo…Perché qualcosa sta cambiando, nel modo di percepire il terzo tempo di una vita. E anche il quarto." E poi, sottolinea la scrittrice, più invecchi meno puoi permetterti di essere triste.

Ma la discriminazione in base all'età non incomincia soltanto dopo i sessantacinque anni.: "Ce n'é per tutti. Anche per i ragazzi. Finché c'è qualcuno più giovane di te, puoi essere scansato in quanto vecchio. Finché c'è qualcuno più vecchio di te ti toccherà attendere il turno in attesa di incominciare a vivere". Il gap generazionale "oggi è aggravato dalla longevità di massa e dalla miseria del banchetto a cui sono invitati i partecipanti. .. Facile scatenare una guerra." Perché "Si: per la prima volta nella storia i figli sono piazzati peggio dei loro genitori. I nonni hanno la pensione, i nipotini non l'avranno. ..
Diventa inevitabile una doppia prigione, allora, l'età. Qualunque età. La politica punta a compiacere i giovani, non a risolvere i loro problemi, ma a corteggiarli come categoria, prenderli a borto, mostrarli come trofei, usare una eventuale capacità di coinvolgerli come testimonianza di sensibilità al nuovo. Ovviamente l'eventualità non si verifica e i giovani restano distanti dalla politica anni luce. Almeno dalla politica così com'è organizzata al presente. Il generalizzato disinteresse dei giovani per la politica porta i politici a interrogarsi sulla maturità dei giovani, non sulla propria. Il pianto sulla condizione giovanile è diventato oramai, un piano rituale, trasversale .. su cui appoggiare la retorica e un'immobilità che fa paura
".

La politica dovrebbe cercare e proporre soluzioni: "Al posto delle cupe RSA si dovrebbero costituire unità abitative da condividere, da replicare, da diffondere sul territorio. .. Casa, non ospedale. Non asilo funebre. Non Pam, ma luoghi in cui ciascuno possa mantenere la propria singolarità, perchè è troppo triste diventare una categoria quando non hai più strumenti per importi nel tuo essere individuo. E' intollerabile diventare 'i vecchi'. Ma anche 'i giovani', 'i migranti', 'gli ultimi'… . Intollerabile triste e pericoloso.

Bisogna lottare per restare individui fino all'ultimo respiro. E' un mio diritto sognare una società dove ciascuno ha il suo posto e c'è posto per tutti. Dove a nessuno può essere chiesto di scomparire per far posto a chi è nato dopo. Come se nella vita si dovessero istituire dei turni. .. Si può smettere di rottamare l'intelligenza dei vecchi e di sprecare l'intelligenza dei giovani. Io credo - scrive Ravera - che la solidarietà intergenerazionale sia possibile se i vecchi sono generosi e i giovani curiosi. ..

La vita, in sostanza, conserva un valore finché si riesce a mantenere viva una sensibilità per gli altri abbastanza forte da evitarci il ripiegamento su noi stessi." E conclude: "Non c'è insidia peggiore. Nel momento in cui il corpo mostra i primi segni di cedimento e la manutenzione … così come la prevenzione di possibili guasti futuri, rischia di divorare due terzi delle tue giornate, quel che resta della tua libido e tutte le tue energie, non c'è insidia peggiore che ripiegarsi su se stessi, accartocciarsi sulla propria paura. E' un rischio, ma è anche una tentazione. Perché negarlo?

Guardare fuori stanca, stanca dover interpretare un tempo che è il tuo tempo ma non è il tempo in cui sei nata e cresciuta.
Siamo furi da quadro eppure siamo anche dentro il quadro.
Siamo fuori perché abbiamo vissuto a lungo, abbiamo attraversato epoche diverse tra loro e molto molto diverse dal presente. Siamo dentro perché stiamo vivendo, stiamo ancora vivendo.
E vivere, quando il tempo davanti a te diventa breve, accende una curiosità incontenibile."

Per questo bisogna imparare a muoversi a tempo con il tempo, senza ostinarsi nell'imitazione di modelli scaduti, ma senza nascondersi. Soprattutto senza nascondersi.

Per la Redazione - Serena Moriondo