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IMMAGINE GRADDi Alberto Fiorillo, ideatore e coordinatore progetto GRAB

Come la liberazione del lungomare di Barcellona dalla cortina di ferro e mattoni che separava acqua e città ha simboleggiato l’uscita da una stagione di oppressione - la dittatura del franchismo - così il GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici, può essere per Roma il segno dell’affrancamento dal periodo di oppressione del Covid”.

A mettere in parallelo post-franchismo e post-pandemia è Walter Tocci, ex vicesindaco, serio e attento conoscitore delle vicende romane. Il GRAB - il progetto di anello ciclopedonale di 45 chilometri che unisce centro e periferia, grandissimi attrattori turistici e aree marginali - può liberare la città, farla tornare all’aperto, a riaffacciarsi con un passo nuovo e più lento e uno sguardo più consapevole alla socialità, alla mobilità, alla cura della città.

Sebbene a occhi disattenti il GRAB possa sembrare solo una vicenda romana, solo una ciclabile, al più un sostenibile giro turistico, in realtà l’idea progettuale sviluppata VeloLove col contributo di associazioni e realtà formali e informali propone un profondo ripensamento dello spazio pubblico urbano, vero tessuto connettivo della città: ridisegna i luoghi che attraversa per renderli fruibili, attrattivi ed efficienti, crea le condizioni affinché siano capaci di generare valore economico e sociale, ripensa le caratteristiche fisiche e funzionali dei quartieri favorendo la relazione tra i luoghi e chi li utilizza e la relazione tra gli utenti all’interno dei luoghi. È un approccio, esportabile e replicabile altrove, alternativo a quelle ricuciture urbane che vengono affidate a nuove costruzioni, a nuovo consumo di suolo.

FOTO Superkilen Copenaghen 3Guardando allo scenario internazionale, è quello che stanno facendo alcuni centri urbani europei, moltiplicando le azioni per recuperare il terreno perduto: incidere sullo spazio urbano, lavorando sulla forma dei vuoti e dell’ambiente costruito per modificare anche i contenuti della città, il modo di viverla, di muoversi, di consumare; riempire lo spazio pubblico non di una semplice somma di funzioni, ma di reti di relazioni. È il caso di Superkilen, il parco urbano del quartiere multietnico Nørrebro di Copenaghen, nato su spazi marginali e degradati coinvolgendo nella progettazione gli abitanti originari di 57 differenti nazioni. Ogni comunità ha portato il suo contributo all’architettura di Superkilen suggerendo colori, geometrie di strade e piazze, elementi di arredo urbano, col risultato che luoghi additati in passato come pericolosi e violenti si sono riempiti di persone, che hanno trasferito all’aperto attività (chiacchierare, giocare, leggere, mangiare) che prima si svolgevano esclusivamente all’interno delle case. Sulla stessa direttrice si muove il progetto dei Superblock di Barcellona, macro-isolati in zone popolari dove lo spazio pubblico è stato sottratto al traffico e alla sosta delle auto e restituito alla socialità, dando vita ad aree più attraenti e tranquille, ideali per pedalare e camminare.

Anche l’idea di GRAB-circuito turistico è riproducibile, ovvero se si pianifica la liberazione dei centri storici dall’invadenza della mobilità turistica motorizzata che genera degrado proprio nelle aree che dovrebbero essere maggiormente attrattive. Percorsi urbani o territoriali come il GRAB o come AbbracciaMI e AbbracciaTO (le circle line ciclistiche che corrono attorno a Milano e Torino attraversando spazi urbani abitati e in trasformazione) possono dimostrare che sono i piedi e le bici, oggi, a contribuire alla conquista di nuove frontiere di fruizione ambientale - urbana - dei beni culturali, delle ville storiche o di luoghi che meritano finalmente di essere conosciuti e compresi. Si riproduce dunque, con l’obiettivo di rovesciarlo con altri mezzi, silenziosi e non inquinanti, quell’immaginario che dagli anni del boom economico ha spinto le persone a percorrere (in auto) nuove infrastrutture per fruire di nuovi territori.

FOTO Grab appia Il GRAB è dunque un’infrastruttura concettuale e insieme concreta, pronta nel dicembre 2024: pedonalizza finalmente l’Appia Antica; crea un continuum archeologico tra Fori, Colosseo, Caracalla, Caffarella, area degli Acquedotti e si spinge verso i Castelli Romani; stimola una mobilità virtuosa, verso il fuori, verso le periferie dove vive la maggior parte della popolazione e dove è più forte la domanda di cambiamento. È il raccordo attorno a cui sviluppare e cucire una vera rete ciclabile metropolitana che punta con forza all’intermodalità, legandosi alla rete del Tpl su ferro. Per poter finalmente passare da una mobilità subìta a una mobilità scelta.