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Il corteo degli studenti a Roma, il 13 ottobre 2017(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)di Serena Moriondo

Studenti in piazza in tutta Italia per il "No Meloni Day": "Unico merito del governo - sostengono - è di non averne".

La mobilitazione di ieri, la prima data di un percorso di protesta deli studenti, è stata organizzata da Rete degli studenti medi, Unione degli Universitari, Link, Rete della conoscenza e collettivi locali con cortei, presidi e assemblee in decine di città. "Abbiamo chiesto a questo nuovo governo di abbandonare la retorica della meritocrazia e di provare a ragionare di un chiaro e netto investimento sul futuro dell'istruzione di questo paese. Ad oggi invece - scrivono gli organizzatori in un comunicato - tutto ciò che abbiamo ricevuto sono state silenzio e manganellate".

Alla mobilitazione ha dato il suo appoggio anche la Flc Cgil, la federazione delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza: "La Flc ancora una volta sarà al fianco di giovani e studenti sostenendoli in una giornata che è la richiesta di una vera svolta a partire dalla scuola e dall'università: dal diritto allo studio, con l’accesso gratuito all’università, fino all’immediata abrogazione, dell’obbligo del Pcto in favore dell'istruzione integrata. Lo ribadiremo in tutte le piazze".

Bruno Trentin, storico leader della Cgil, ha scritto che la meritocrazia come criterio di selezione degli individui - che presupponeva la legittimazione della decisione discrezionale di un "governante", sia esso un caporeparto, un capo ufficio, un barone universitario o, naturalmente un politico inserito nella macchina di governo - era stata respinta sin dall'illuminismo .

"Nella mia storia di sindacalista - egli ha scritto in un articolo per l'Unità del 2007 di grandissima attualità - ho dovuto fare ogni giorno i conti la meritocrazia, e cioè con il ricorso al concetto di «merito», utilizzato (anche in termini salariali) come correttivo di riconoscimento della qualificazione e della competenza dei lavoratori. (...)  Già Rousseau e, con lui, Condorcet respingevano con rigore qualsiasi criterio, diverso dalla conoscenza e dalla qualificazione specializzata, di valutazione del «valore» della persona e lo riconoscevano come una mera espressione di un potere autoritario e discriminatorio. Era stata respinta come una sostituzione della formazione e dell'educazione, che solo possono essere assunte come criterio di riconoscimento dell'attitudine di qualsiasi lavoratore di svolgere la funzione alla quale era candidato. (..) Ma da allora, con il sopravvento nel mondo delle imprese di una cultura del potere e dell'autorità il ricorso al «merito» (e non solo e non tanto alla qualificazione e alla competenza accertata) ha sempre avuto il ruolo di sancire, dalla prima rivoluzione industriale al fordismo, il potere indivisibile del padrone o del governante; e il significato di ridimensionare ogni valutazione fondata sulla conoscenza e il «sapere fare», valorizzando invece, come fattori determinanti, criteri come quelli della fedeltà, della lealtà nei confronti del superiore, di obbedienza ..."

Il testo completo dell'ultimo articolo scritto da Bruno Trentin per l'Unità (A_PROPOSITO_DI_MERITO_di_B.Trentin.pdf). Un'analisi storica e filosofica del concetto di merito che riacquista attualità.