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tFOTO raffico veicolareNon stiamo rievocando la canzone cantata da Tony Dallara nel 1957, ma l'incipit calza a pennello per introdurre i recenti esiti dell’Osservatorio sugli Stili di Mobilità di Legambiente in collaborazione con Ipsos.

Il quadro descritto è molto critico: il traffico non solo è tornato ad essere come prima dell’inizio del lockdown, ma è addirittura peggiorato.

Aumentano gli spostamenti in auto private, l’88% dei cittadini utilizza mezzi privati per muoversi, cala il Trasporto Pubblico Locale, riprende la sharing mobility nelle città. A Roma, Milano, Napoli e Torino ci si muove di più e si utilizza l’intermodalità dei servizi di trasporto.

Il mezzo pubblico non ha retto all’impatto con la pandemia, i cittadini lamentano l’affollamento e la residua paura di contagio. Da dove ripartire per rilanciare il trasporto pubblico? I dati a confronto raccontano storie diverse per ciascuna città: per i milanesi si tratta ancora di elaborare il lutto dei recenti rincari, romani e napoletani soffrono della scarsa copertura territoriale e dell’aleatorietà degli orari, e per i primi, si aggiunge l’insoddisfazione per una metropolitana sottodimensionata alle necessità della capitale. A Torino, la scarsità di passaggi e le insoddisfacenti puntualità non sembrano giustificare il costo del biglietto. 

Se prima 3 lavoratori su 4 si recavano quasi tutti i giorni sul posto di lavoro, oggi resta a lavorare a casa il 69% e domani probabilmente il dato crescerà. Nelle 4 città metropolitane, con più uffici pubblici e grandi imprese, il cambiamento è più evidente: tornerà spesso al lavoro solo la metà dei lavoratori (48% a Milano, il 53% a Torino). Ma proprio nelle città ricominciamo a muoverci molto di più, anche più di 3 o 4 volte al giorno, usiamo tanto l’auto, ma sempre più spesso nei tratti brevi andiamo a piedi. È cresciuto in città l’uso della bicicletta a pedalata assistita e soprattutto del monopattino, sia proprio che in sharing.

FOTO Mobilità sostenibile1Le aree metropolitane sono il luogo naturale della multimodalità, anche se vi sono differenze evidenti tra le quattro città coinvolte nell’analisi. Si prendono sempre più mezzi o servizi di trasporto anche per compiere lo stesso viaggio: a Milano 2 volte e mezza più che in Italia, a Napoli, Torino e Roma il doppio. La formula quasi unica di combinazione tra più mezzi vede ancora una volta alla ribalta le auto, in combinazione con il trasporto pubblico, soprattutto a Roma. Due ruote – bici o monopattino – e mezzi pubblici è il connubio che convince invece un cittadino su cinque nelle altre tre città.

La sharing mobility è riconosciuta come una soluzione che fa risparmiare costi fissi ed è meno impattante sull’ambiente; risolve il problema dei parcheggi, offre la possibilità di combinare più tipi di mezzo e risulta più flessibile negli accessi ad aree della città a limitazione di traffico. Ma non è per tutti, in quanto non ha ancora una capillarità di offerta che possa soddisfare una porzione importante della popolazione: ci sono 20 servizi di sharing mobility a Milano, 15 a Roma, ma a fine 2020 si contavano 120 servizi di micromobilità anche nelle regioni del sud e nei centri minori. Nel complesso 4 spostamenti su 10 in sharing ha riguardato i monopattini.

veicoli elettrici hanno forte potere di attrazione, ma sono note le barriere che ne frenano l’avanzata: costi, durata della batteria e velocità di ricarica e, specie per l’auto, punti di ricarica più diffusi. 

Con la ripresa delle attività economiche, traffico e inquinamento sono aumentati anche più di prima.

La situazione è particolarmente grave perché la Commissione europea aveva già emesso tre procedure di infrazione verso il nostro Paese per il superamento continuativo dei limiti di PM10 negli anni che vanno dal 2008 al 2017. L’Italia, infatti, presenta da diverso tempo realtà locali dove la salute dei cittadini è stata messa ripetutamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici che la ripresa dell’attività ha infine peggiorato. Sarà la Corte di giustizia Europea a definire a breve l’ammontare della sanzione che viene stimata tra tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro. A questo, potrebbero assommarsi le cifre relative alle procedure di infrazione in corso per altri due inquinanti: PM2,5 e NO2, le cui sentenze sono attese nei prossimi mesi. In aggiunta alle multe potrebbe subentrare anche il taglio di futuri fondi europei destinati all’Italia, in primis, e poi alle singole Regioni inadempienti. Secondo un sondaggio IPSOS – Legambiente nell’ambito della campagna europea “Clean Cities”*, solo il 27,5% sa che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea per eccessivo inquinamento e, una grande maggioranza – il 77%, pensa che la sanzione sia stata meritata, dato che sale all’85,8% tra i giovani con età compresa tra i 18 e 30 anni.

In alternativa dovremo agire efficacemente e con urgenza per ridurre l’inquinamento delle nostre città. A tal proposito Legambiente ha presentato il dossier “Mal’aria 2021 edizione speciale – i costi dell’immobilismo”. Un’indagine attraverso cui l’associazione ambientalista segnala i ritardi nell’applicazione dei provvedimenti di emergenza e dei piani di risanamento dell’aria, sia da parte del Governo che delle principali Regioni italiane. 

Si tratta di un’emergenza che colpisce tutta Italia. L’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico può causare e aggravare allergie, asma, e bronchite, infiammazioni alle basse vie respiratorie. Alti livelli di pm 2,5 (le polveri sottili) possono causare nell’immediato attacchi di cuore, aritmie e persino il decesso alle persone che hanno già problemi cardiaci. Si è visto anche che quando le polveri sottili sono più alte aumentano le assenze a scuola dei bambini e delle bambine causate dall'asma. Ma è soprattutto l’esposizione a lungo termine a far male, anche ai sani: causa diabete, ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva (un’ostruzione irreversibile delle vie aeree), cancro ai polmoni e cardiopatia ischemica. Nelle zone particolarmente inquinate si registrano inoltre tassi più alti di disfunzioni metaboliche, disturbi del sistema nervoso centrale (tra cui malattie neurologiche e psichiatriche), nascite premature, sottopeso o con un ritardo di crescita. 

Nell’Unione europea ogni anno, l’inquinamento provoca 1 decesso su 8. La recente relazione dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) su salute e ambiente osserva che, nonostante i notevoli miglioramenti registrati negli ultimi decenni nella riduzione dell’inquinamento in Europa, ogni anno oltre 400.000 decessi prematuri (anche per tumori) sono attribuiti all’inquinamento dell’aria ambiente, mentre 48.000 casi di cardiopatie ischemiche e 6,5 milioni di casi di disturbi cronici del sonno sono riconducibili al rumore, senza tenere conto di altre malattie attribuibili a entrambe le cause. 

L’obiettivo da raggiungere con urgenza: la riduzione costante e progressiva degli inquinanti che dovrà portare al loro dimezzamento (-55%) entro il prossimo decennio, in accordo con il Piano d’azione europeo “Verso l’inquinamento zero”.

Nel dossier, Legambiente analizza le misure strutturali e straordinarie dichiarate, promesse e messe in atto dal Governo e dalle Regioni della Pianura Padana. In molti risultano inadempienti: Governo e Regione Lombardia, sono in cima alla classifica per aver completato solo il 15% delle azioni necessarie. Segue la Regione Piemonte (con solo il 25% delle promesse mantenute). Si difendono con neanche il 40% dei compiti espletati il Veneto e l’Emilia-Romagna.

Tra le promesse fatte all’UE per evitare la multa: le limitazioni alla circolazione nelle città dei vecchi diesel euro4; decretare limiti di velocità più bassi sulle autostrade quando c’è inquinamento come avviene in molti altri Paesi (Francia, Svizzera, Austria e Slovenia), la limitazione all’uso del carbone e al gasolio nel riscaldamento; la sospensione dei liquami in agricoltura; limiti alla circolazione dei camion inquinanti e la fine dei sussidi ai diesel. Tutti provvedimenti, per ora,  parzialmente o totalmente disattesi.

Le peggiori città italiane per aver sforato già a settembre, con almeno una centralina, il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo sono numerose: Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti, seguite da Vicenza con 40, Avellino e Brescia con 39, Cremona e Treviso con 38, Alessandria, Frosinone e Napoli con 37, Modena con 36 seguite da Padova, Rovigo, Torino, Asti, Lodi, Reggio Emilia, Bergamo, Caserta e Parma.

Dal prossimo anno i valori limite saranno dimezzati rispetto agli attuali previsti dalle direttive del 2008 e 2014, quindi dobbiamo agire in fretta. Come sollecita Legambiente attraverso la campagna #LiberiDaiVeleni, dobbiamo batterci città per città, perché lo Stato, Regioni ed Enti locali applichino finalmente le leggi e le ordinanze. L’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature per poter cominciare a invertire la rotta. A tal fine Legambiente ha presentato alcune proposte.

FOTO bus com raízes ecológico bioretroNell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sul tasso di inquinamento sono la mobilità e il riscaldamento domestico, ma in alcune città l’inquinamento industriale o l’agricoltura hanno una notevole incidenza. Per accelerare la transizione ecologica e avviare l’Italia “verso l’inquinamento zero”, per l’associazione sarà fondamentale realizzare insieme sia provvedimenti urgenti che riforme e opere strutturali. In particolare, tra i provvedimenti urgenti proposti emergono le seguenti proposte:

  • sul tema della mobilità, va limitata la circolazione dei veicoli più inquinanti, i bonus e gli incentivi rottamazione all’acquisto di auto a combustione e introdotti limiti di velocità per inquinamento su strade e autostrade.
  • in agricoltura, l’associazione chiede il divieto di spandimento liquami in campo senza copertura immediata.
  • per quanto riguarda il riscaldamento, è necessario lo stop progressivo all’uso del gasolio entro settembre 2022 nelle città inquinate, lo stop immediato a incentivi fiscali o conto termico e il divieto installazione di stufe a legna o biomasse sotto le 5 stelle. Inoltre, l’associazione sostiene e promuove l’uso delle tecnologie innovative, a partire dalle pompe di calore.
  • infine, è quanto mai urgente accelerare l’uscita dal carbone per le centrali termoelettriche che ricadono nelle aree oggetto delle procedure di infrazione.

*Clean Cities è una campagna europea sostenuta da un cartello di associazioni dell’Unione, che punta al miglioramento radicale della qualità dell’aria attraverso stili di mobilità più sostenibile, alla ridistribuzione dello spazio urbano in favore delle utenze deboli e alla conversione dei trasporti all’elettrico.

Link: Piano_dAzione_eiropeo_Verso_linquinamento_zero.pdf

Link: Osservatorio-stili-di-mobilita_monitoraggio-ottobre-2021.pdf

Per la Redazione - Serena Moriondo