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di Gaetano Sateriale

Martedì 9 marzo abbiamo potuto assistere, purtroppo solo on line, a un seminario di ASVIS sulla legge di bilancio 2021 e sul PNRR che il Governo Draghi sta riscrivendo. Si è trattato, come sempre, di un rapporto estremamente dettagliato sullo stato di avanzamento verso gli obiettivi ONU 2030 sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, arricchito ulteriormente dai contributi di alcuni ministri, esperti e parlamentari. Dato l’interesse che queste discussioni suscitano (o dovrebbero suscitare), abbiamo deciso di riassumerne i contenuti principali sul sito di Nuove Ri-Generazioni (che, come sappiamo, è affiliata all’ASviS).

Alla sintesi curata da Serena Moriondo che vi proponiamo con intenti soprattutto operativi, aggiungo solo una riflessione personale.

I Rapporti ASviS sono per tutti quelli che li seguono (da anni) una sorta di promemoria ragionato e pesato delle cose fatte, di quelle non fatte o fatte male, di ciò che sarebbe necessario fare a 360° per avviare davvero una crescita sostenibile nel nostro Paese. Finita la rassegna puntuale e dettagliata, forse per una mia deformazione professionale, sento sempre l’esigenza di comprendere da quali priorità si debba partire. Se ci sono obiettivi più generali con cui riassumere i tanti capitoli e se vi sono ostacoli da rimuovere per poter essere più efficaci.

In questo senso segnalo soprattutto un punto: il lavoro. La necessità urgente di creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e raggiungere la “piena occupazione”. Un obiettivo che a destra e a sinistra negli ultimi venti anni è stato colpevolmente dimenticato. La domanda interna è ferma nel nostro paese da molto tempo: i risparmi crescono nell’incertezza generale, bloccando consumi e investimenti. Non sarà la ripresa della domanda estera a risolvere il problema se non torneranno a crescere consumi e investimenti in Italia. A questo deve servire il PNRR, nelle sue articolazioni: a far crescere il numero delle imprese e degli occupati. Non bastano i tamponi degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti, non bastano gli incentivi alle imprese. Servono investimenti pubblici che diano maggiori certezze agli operatori privati e sollecitino i loro investimenti. In alcuni mercati ci sarà bisogno di molta innovazione: non ci saranno più i prodotti di prima. L’edilizia è uno di questi. La nostra associazione è al servizio delle strutture sindacali che vogliano darsi da fare su questi temi.

Seconda osservazione. E se noi misurassimo la “sostenibilità politica” del nostro Paese? Cioè la forza di un sistema di rappresentanza democratica in cui le prossime generazioni possano riconoscersi, cosa dovremmo dire? Purtroppo penso che questo sia uno dei punti più deboli dell’Italia di oggi: la distanza crescente fra i cittadini e gli organi di rappresentanza dei loro bisogni e delle loro istanze. Non sto parlando di questa o quella maggioranza che sostiene il Governo, penso a una presenza territoriale delle organizzazioni politiche che non esiste più (almeno a  sinistra). E temo che tocchi alla società civile, compreso il sindacato colmare questo vuoto.

E se misurassimo la “sostenibilità istituzionale” del nostro Paese? Qui forse il problema è più grave: le Regioni preferiscono distinguersi fra loro e con il Governo nazionale ogni volta che devono assumere una responsabilità di decisione, non parlano con le Città Metropolitane (che esistono solo sulla carta), e nemmeno con i Comuni di media dimensione. I Comuni piccoli e le Aree interne, spesso sprovvisti di risorse tecniche ed economiche, sono abbandonati a se stessi, perché nel frattempo abbiamo cancellato gli Enti di Area Vasta. Qui può aiutare la concertazione territoriale a rivitalizzare e rendere più coese le istituzioni territoriali di governo.

Le risorse europee del Next Generation EU e il PNRR sono un’occasione unica per far riprendere l’economia e creare nuovo lavoro degno e sostenibile. Difficile immaginare che ci si possa riuscire, sia in emergenza che dopo, se non si rinnovano le organizzazioni politiche e le istituzioni. E anche le organizzazioni sindacali.