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costruzione ospedaleDi Serena Moriondo

Sono in molti a chiedersi come saranno gli ospedali nel futuro, molte meno le persone che si domandano come si potrà garantire la tutela della salute nel territorio, nonostante gli evidenti limiti emersi nel sistema sanitario con l'emergenza pandemica, soprattutto nella gestione delle Regioni.

Troppo spesso l’ospedale viene costruito secondo concetti, principi e modalità più legati alla forma che non all'esigenza di soddisfare i bisogni delle persone che vengono curate, il sostegno da garantire alle loro famiglie o di rispettare la sicurezza e le condizioni di chi ci lavora. Si parte cioè dal contenitore e non da quello che deve essere fatto per la cura, l’ospitalità, la funzionalità e la sostenibilità.

I nuovi Ospedali, adatti cioè ad ospitare tecnologie, comfort e logistica indispensabili oggi e ancor più domani, dovrebbero sostituire le attuali strutture inadeguate che nel nostro Paese sono diverse migliaia (per vetustà, errori progettuali, incapacità di progettare pensando alla flessibilità per il futuro, per recepire l’innovazione, per far fronte a situazioni pandemiche come quella attuale) e portare a ripensare il sistema ospedaliero integrato ai servizi territoriali, non solo sanitari e alle loro funzioni (assistenza, trasporti e mobilità, commercio, lavoro, studio, al sistema urbano complessivamente inteso).

Nell’ospedale di domani si dovrà poter leggere e studiare in una biblioteca, trovare svaghi nei tempi di attesa, usare il computer, pranzare in una sala comune anche con i familiari, con l’aggiunta di un’offerta di servizi comuni ed esercizi commerciali come si trovano in molti altri luoghi di passaggio come, ad esempio, gli aeroporti.

Per il benessere di chi ci vive temporaneamente e di chi ci lavora, dovrebbe essere dedicata particolare cura al funzionamento di impianti e servizi, dalle condizioni ambientali alla qualità dei materiali, colori, luce e acustica. L’ospedale è una struttura a forte impatto ambientale e un grande consumatore di energia. Il fabbisogno viene ridotto non solo grazie ai nuovi impianti ad alta efficienza e all’adozione di fonti rinnovabili ma anche evitando gli sprechi, per esempio attraverso la schermatura esterna sulle facciate e la ventilazione naturale.

Si cura meglio dove si fa scienza, per questo i laboratori di ricerca dovrebbero essere strettamente integrati ai processi di prevenzione, cura e riabilitazione. Sono anche luoghi di formazione, insegnamento, innovazione
 dove le strutture didattiche dovrebbero essere aperte a esperti e professionisti esterni anche di altre discipline, al mondo delle professioni, alla cultura e all’arte.

Non sarà sufficiente che l'ospedale si identifichi con il ruolo di struttura dedicata alla cura ed al recupero della salute, a cui si affiancano ricerca scientifica e formazione. Dovrà essere una struttura collocata all’interno di una rete sanitaria e socio-assistenziale territoriale (Case della salute, Cure primarie, Consultori familiari, Medicina del lavoro, Assistenza domiciliare integrata e Teleassistenza, ...); concepita per essere gestita come sistema plurifunzionale complesso, un luogo sicuro, affidabile e accogliente, in altre parole un ambiente di vita oltre che di cura, andando a contribuire ad innalzare la qualità dello spazio pubblico urbano.

Per realizzare un progetto che abbia queste caratteristiche abbiamo bisogno di una metodologia e di strumenti che ne certifichino le qualità, l’aderenza agli obiettivi di sviluppo sostenibile, capaci di delineare un modello da seguire.

Per questo, come Coordinamento di Moncalieri dell’Associazione Nuove Ri-Generazioni, abbiamo inteso proporre alle Istituzioni locali e regionali di sperimentare le competenze di RINA, una delle società di classificazione più importanti a livello internazionale (accreditata ACCREDIA e ANAB per lo schema ISO 9001:2008 nel settore 38 - Sanità e Servizi Sociali), all’interno del progetto pilota locale.

I servizi di Certificazione di terza parte di RINA forniscono una garanzia indipendente di conformità ai principali standard normativi, ricoprendo una vasta gamma di settori tra cui i cambiamenti climatici, i sistemi di gestione (qualità, ambiente, salute e sicurezza, responsabilità sociale), sicurezza e qualità dei prodotti, sostenibilità ambientale, responsabilità sociale, certificazione alimentare, personale, ferrovie e edifici green.

Il tema degli investimenti in sanità e nel comparto socio-sanitario - in una fase come questa di costruzione in senso sostenibile del “welfare delle persone” e “welfare del territorio” -  diventa d’importanza fondamentale sia per gli aspetti connessi con la pandemia da Covid-19 sia con le problematiche socio-sanitarie rimaste senza risposta, anzi aggravate dall'attuale emergenza.

A tal proposito, è nostra opinione che la mancanza di una rete appropriata di Case della Salute diffuse nei distretti socio-sanitari e di cure primarie strutturate, alimenti le divisioni politiche sull’individuazione del sito più adatto a edificare i nuovi ospedali, che vengono vissuti - dai vari schieramenti - come gli unici presidi sanitari accessibili per la popolazione.

Avere coscienza e responsabile consapevolezza di questa complessità implica un approccio metodologico che non può limitarsi alla mera ricerca ed applicazione delle migliori risposte progettuali, gestionali, mediche e funzionali, oppure alla celebrazione di una rassicurante architettura ospedaliera e di comunità, ma deve necessariamente impegnarsi  a una nuova cultura del progetto, nuovi materiali, diffuse e costanti collaborazioni tra professionisti, una rinnovata partecpazione della cittadinanza.

Non si tratta, pertanto, di affrontare problemi di natura unicamente tecnica, risolvibili con le opportune conoscenze specialistiche e multidisciplinari applicabili al campo dell’edilizia sanitaria, quanto piuttosto orientare l’azione istituzionale all’ascolto dei bisogni, alla partecipazione, con metodo e con opportuni strumenti innovativi, in grado di tradurre tali bisogni in indirizzi progettuali.

In conclusione è indispensabile una certificazione per orientare gli investimenti in sanità in un’ottica di sviluppo sostenibile, per mostrare non solo quello che c’è ma anche quello che dovrebbe esserci e saper dare una valutazione obiettiva dei risultati ottenuti.

La sfida, per il progetto pilota di Moncalieri, è immaginare di partire dal nuovo ospedale per certificare azioni finalizzate a una ricostruzione resiliente della tutela della nostra salute e di quelle delle future generazioni, azioni che investono i vari settori di politica sanitaria, sociale, ambientale, alimentare, produttiva e di pianificazione territoriale. In altre parole, la salute in tutte le politiche, in un’ottica di sostenibilità integrata per il conseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Una sfida che ha anche il compito di favorire nuova occupazione di qualità attraverso il controllo sulla qualità delle imprese, scoraggiando e contrastando ogni forma di interessi illeciti e criminali.

In un processo di questo livello, anche riconoscere le differenze di genere nella medicina diventa essenziale per delineare programmi, per organizzare l’offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca, per raccogliere e analizzare dati statistici, per promuovere la salute, per informare e comunicare in modo corretto, per garantire appropriatezza, nell’accezione più ampia del termine. Si tratta di una questione aperta non più rinviabile, perché il genere è anche un determinante essenziale di salute e come tale contribuisce a delineare nuove priorità, azioni, obiettivi e programmi per riprogettare il territorio e i suoi servizi.